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Giovedì, 27 Luglio 2017 16:24

Feynman

La bibliografia dettagliata e lo studio accurato di tutti i particolari, unitamente alla preparazione dell’autore che è ingegnere nucleare, rendono i libri di Jim Ottaviani una lettura ricca di spunti, mentre le illustrazioni di Myrick, perfette ed esplicative al massimo, aiutano a capire anche i contenuti più difficili e rendono più facile memorizzare il percorso.

Il racconto della vita di Feynman si svolge in prima persona e, proprio come se fosse il grande fisico a parlare, possiamo sentire ad ogni pagina la sua originalità, mentre l’entusiasmo per la sua disciplina ci guida nella lettura. Nelle parti più leggere del racconto, quelle prettamente biografiche e anedottiche, sembra di rileggere “Sta scherzando, Mr. Feynman!”, mentre in quelle più complesse e più ricche di spiegazioni fisiche, il riferimento sono le lezioni di Feynman. Grazie al fatto che immagini e diagrammi sono stati fondamentali per Feynman, “Quando vedo un’equazione, per me le lettere sono colorate”, il fumetto sembra proprio il modo migliore per parlare di argomenti così complessi.

L’amore per Arline, la prima moglie, sembra quasi palpabile, nei loro scherzi e nei giochi, mentre la donna guida Feynman verso una maggiore spensieratezza. La brillante intelligenza del fisico viene presentata, dalle sue parole, come se non fosse nulla di speciale: “Ero una specie di baro… sempre in allenamento”. In effetti, la ricerca fisica per Feynman era come un gioco e questo divertimento è ben evidenziato da Ottaviani, come pure la noia e la totale mancanza di interesse per altri argomenti, distacco sottolineato da “Wugga mugga wagga!”, una specie di “bla bla bla”, ma molto più efficace e divertente. Le battute di spirito sono una costante nei fumetti di Ottaviani, tanto che la domanda sorge spontanea: le battute erano di Feynman o sono dell’autore? Probabilmente, viste anche le ultime uscite editoriali, di entrambi!

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Sabato, 02 Gennaio 2016 13:17

"Sta scherzando, Mr. Feynman!"

TRAMA:

«Le avventure raccolte in questo libro mi sono state raccontate, in modo casuale e intermittente, durante i sette piacevoli anni in cui ho suonato le percussioni insieme a Richard Feynman. Mi è parso che ogni storia fosse di per sé divertente, e che riunite insieme fossero addirittura esilaranti. Sembra quasi incredibile che una sola persona, nel corso di un’unica vita, abbia potuto accumulare esperienze così varie e stravaganti. Inoltre, il fatto che una persona sia riuscita da sola a combinare tanti guai è cero fonte d’ispirazione per tutti noi.» Sono le parole che Ralph Leighton ci offre nella prefazione a questo simpatico libro.

Alla prefazione fa seguito una breve cronologia con la vita di Feynman raccontata in breve, solo attraverso gli eventi principali che hanno caratterizzato la sua vita. E proprio secondo questi eventi principali vengono raggruppati i quaranta racconti che lo vedono protagonista:

1.       “Da Far Rockaway al MIT”: gli anni dell’infanzia e della formazione di Feynman

2.       “Gli anni di Princeton”: gli anni del dottorato. Quanto è difficile per Feynman adeguarsi e conformarsi alle formalità di Princeton!

3.       “Feynman, la bomba e i militari”: l’esperienza di Los Alamos, mentre in contemporanea la prima moglie moriva di tubercolosi in un ospedale. I racconti della vita a Los Alamos sono esilaranti, basti pensare alla sua passione nel forzare le casseforti o nello sfidare la censura vigente, ma al tempo stesso ci mostrano tutta la sua semplicità e modestia nel confronto con gli altri fisici, da Fermi a Bohr.

4.       “Dalla Cornell al Caltech, con un tocco di Brasile”: dopo l’esperienza di Los Alamos, Feynman sceglie il Caltech, a parte una breve permanenza in Brasile, dove ha modo di integrarsi con la cultura locale.

5.       “Il mondo di un fisico”: il mondo di un fisico non è solo la fisica, visto che è arte, è musica, è insofferenza nei confronti della popolarità che gli ha regalato il premio Nobel.

La rassegna di racconti si chiude con un brano tratto dal discorso di inaugurazione dell’anno accademico 1974-1975 al Caltech: è una riflessione sulla scienza e sulla necessità di mantenere la propria integrità. Una conclusione adeguata: Feynman è, innanzi tutto, un fisico integerrimo, che sceglie sempre la strada che gli sembra più giusta, mai la più comoda.

 

COMMENTO:

Un libro interessante e alla portata di tutti: si può leggere d’un fiato o un brano alla volta. Feynman dispensa ilarità e cultura in ugual maniera: ci si trova a volte a ridere di gusto alle sue trovate, ma non è una risata fine a se stessa, grazie alle grandi conoscenze dello scienziato. Al termine della lettura, non possiamo non sentire ammirazione per questo personaggio così stravagante, ma, al tempo stesso, così semplice: semplice nel confronto con i suoi pari e nella sua volontà di essere valorizzato come persona prima che come premio Nobel e originale nella sua capacità di realizzarsi anche nel mondo dell’arte e della musica.

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Giovedì, 19 Giugno 2014 21:02

Copenaghen

TRAMA:

Nel settembre del 1941, Heisenberg si reca in Danimarca, a Copenaghen, per incontrare il suo mentore, Niels Bohr. Su ciò che Heisenberg sperava di ricavare dall’incontro, su ciò che si sono detti e su come sia avvenuto l’incontro, sono state avanzate congetture di tutti i tipi. Solo nel 1947, Heisenberg ebbe la possibilità di tornare a trovare l’amico, forse per trovare una versione comune del loro primo incontro. Ma questo secondo incontro non fece che sancire ciò che di fatto era già chiaro: i due famosi fisici avevano perso la loro amicizia. Il testo teatrale di Michael Frayn parte dall’incontro del 1941, ma, allontanandosi dai dati storici, suppone che tutte le persone siano ormai morte e che discutano ulteriormente la questione, forse per arrivare a una comprensione migliore di ciò che è successo.

Frayn ha compiuto una vera e propria analisi storica, come dimostrano i due post scriptum al termine del testo: Heisenberg era un nazista e voleva in qualche modo coinvolgere nelle sue attività Bohr, magari estorcendogli informazioni importanti, soprattutto riguardanti il livello raggiunto dalla ricerca oltreoceano? Oppure voleva prendere le distanze dai nazisti, evitando però di farsi riconoscere come un traditore?

L’incontro viene rivissuto, per ben tre volte, alla ricerca di una verità, che non può che restare indeterminata, perché “tutti noi con il passare del tempo riorganizziamo i nostri ricordi, consciamente o inconsciamente”. Persino la pubblicazione delle trascrizioni di Farm Hall, dove Heisenberg era stato rinchiuso con gli altri scienziati tedeschi, non ha contribuito a rendere più chiaro il ruolo dello scienziato nella costruzione delle armi atomiche e i vari storici interpretano in modo diverso le sue parole.

Nel corso della prima ricostruzione, Heisenberg e Bohr escono per proseguire la loro chiacchierata in tranquillità e rientrano dopo solo dieci minuti: Bohr è arrabbiato e Heisenberg se ne va in tutta fretta. Bohr continua a parlare con la moglie Margrethe, per cercare di capire cosa sia realmente successo. Pare che Heisenberg abbia chiesto se come fisico aveva il diritto morale di lavorare allo sfruttamento pratico dell’energia atomica. Bohr ne dedusse immediatamente che Heisenberg ci stava lavorando e che stava cercando di fornire a Hitler armi nucleari.

Ripartono per una nuova simulazione, con più calma: per Margrethe, Heisenberg cercava l’assoluzione di Bohr, ma alla fine colui che ha partecipato al programma per la costruzione della bomba è stato Bohr, in America ed è Heisenberg allora che punta il dito, chiedendosi se ci sia mai stato uno, all’interno del programma, che si sia soffermato almeno un attimo a riflettere su quello che stavano facendo.

L’inizio del secondo atto si apre con la terza e ultima rievocazione. Insieme tentano di capire, ma la rievocazione si perde nei ricordi. I due fisici ricostruiscono il percorso della fisica di quegli anni, in particolare i tre anni, dal 1924 al 1927, durante i quali si ottiene l’interpretazione di Copenaghen. Forse alla fine fu un bene se Bohr lasciò Heisenberg nell’indeterminazione, senza una risposta alla sua domanda: non avendo un’indicazione di come comportarsi, non avendo alcuna conferma da parte di Bohr, Heisenberg non agì e fece tutta una serie di omissioni, consapevoli o meno, che determinarono l’insuccesso del programma atomico tedesco.

 

COMMENTO:

Leggere un testo teatrale non è sempre facile: meglio sarebbe assistere alla rappresentazione, perciò ho cercato su youtube e, quando ho riletto il libro la seconda volta, ho seguito sul libro le battute degli attori. Alla seconda lettura ho anche scelto di partire dai post scriptum di Frayn per capire meglio il testo e, in effetti, ha aiutato: conoscere il contesto storico, conoscere fino in fondo i fatti che erano solo accennati nello spettacolo ha davvero aiutato a comprendere meglio. Copenaghen aiuta ad addentrarsi negli sviluppi della fisica moderna, a conoscere più direttamente alcuni dei fisici coinvolti e ad avere un’altra prospettiva anche su alcuni fatti della seconda guerra mondiale.

 

 

“Adesso siamo tutti morti e sepolti, certo, e il mondo di me ricorda soltanto due cose. Una è il principio di indeterminazione, e l’altra è la mia misteriosa visita a Niels Bohr a Copenaghen, nel 1941. L’indeterminazione la capiscono tutti. O credono di capirla. Nessuno capisce il mio viaggio a Copenaghen.”

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