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Venerdì, 29 Maggio 2020 00:00

Il genio non esiste (e a volte è un idiota)

«Il genio non esiste (e a volte è un idiota)» è stato pubblicato dalla Casa Editrice Tlon nel marzo del 2020. L’autore è Barbascura X, un nickname dietro il quale si nasconde non solo uno Youtuber molto famoso, ma anche un chimico, un musicista e un divulgatore scientifico particolarmente abile: parlano per lui i quasi 400 mila iscritti al suo canale.

Originario di Taranto, Barbascura ha fondato il suo canale nel 2014, cominciando con contenuti a sfondo satirico, a cui hanno fatto seguito i Riassuntazzi Brutti Brutti, video ironici nei quali racconta film e serie tv. Nello stesso stile, Barbascura ha cominciato a pubblicare i video di Scienza Brutta, documentari nei quali accanto alle informazioni scientifiche ci sono ironia e umorismo e nei quali si evidenzia la caratteristica fondamentale dell’autore, ovvero la sua capacità di demolire l’immagine di alcuni tra gli animali più amati, come il panda e il delfino. Nella vita reale, Barbascura X è un chimico e un ricercatore, che ha collaborato con diverse strutture di ricerca in tutta Europa.

Il libro «Il genio non esiste» è in realtà la trascrizione di un monologo teatrale che nel 2019 ha raggiunto le quaranta repliche. Contiene le biografie di sei scienziati famosi, Democrito, Newton, Darwin, Marconi, Tesla ed Einstein che vengono, in qualche modo, spogliati della loro aura di genialità per essere avvicinati al grande pubblico. Barbascura infatti sostiene che anche i più grandi scienziati, nel corso della loro vita, hanno commesso degli errori e «quello che chiamiamo “genio” è spesso semplicemente passione». I sei personaggi vengono descritti nelle caratteristiche che in qualche modo li possono avvicinare un po’ di più al lettore, perché il rischio è quello di ammirarli da lontano e, considerandoli inarrivabili, rinunciare ad imitarli. Mentre li descrive in modo dissacrante, Barbascura ci mostra come fondamentale per la ricerca scientifica non sia tanto il possesso di qualche particolare abilità intellettuale, ma soprattutto la capacità di appassionarsi e di studiare senza risparmiarsi. «La verità è che se ognuno di noi avesse investito la stessa quantità di tempo di quei “geni” nell’affinare la propria arte, commettendo gli stessi errori e nello stesso numero, scoprendo che qualche errore ci piaceva pure, provando, fallendo, mischiando, sperimentando, trovando il nostro personalissimo stile, forse oggi potremmo tranquillamente competere con loro ad armi pari.»

Barbascura scrive esattamente come parla, perciò leggere il suo libro è come sentirlo parlare nei suoi filmati su YouTube. La lettura è stata particolarmente interessante, forse anche perché condivido pienamente le idee di Barbascura e ritengo questo libro non solo estremamente godibile per chiunque, anche per chi non ha una preparazione scientifica, ma particolarmente interessante soprattutto per i ragazzi, che si affacciano alla vita e sono ancora impegnati nella scelta di un percorso. Non per niente, il linguaggio scelto è proprio quello che usano loro. Mi ha colpito in particolare quanto Barbascura scrive riguardo le donne: i sei protagonisti sono tutti uomini, ma l’autore non manca di sottolineare, quando gli è possibile, il ruolo delle donne nell’ambito della ricerca scientifica, evidenziando che «sono esattamente come gli uomini, né meglio né peggio».

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Venerdì, 16 Agosto 2019 11:28

Newton e la formula dell'antigravità

Il libro appartiene alla collana “Lampi di genio” di Editoriale Scienza che raccoglie le biografie di grandi scienziati, raccontate e illustrate da Luca Novelli. Tradotti in venti lingue, i testi sono diventati anche un programma televisivo, ideato, realizzato e condotto dallo stesso Luca Novelli per Rai Educational e trasmesso da Rai 3.

Ogni libro della collana ha la stessa struttura: i grandi scienziati raccontano la propria storia in maniera colloquiale, in forma di brevi capitoli illustrati, al termine dei quali c’è un piccolo box, come se si trattasse di una voce fuori campo, che focalizza la nostra attenzione su alcuni sviluppi importanti o piccoli approfondimenti.

Al termine del libro, è presente un piccolo dizionarietto illustrato, per chiarire gli eventuali dubbi.

 

Che cosa c’è nel libro dedicato a Isaac Newton ce lo dice direttamente l’autore all’inizio:

“Che cosa c’è in questo libro… Ci sono io, Isaac Newton, voce narrante. C’è la mia infanzia e la mia adolescenza nella fattoria di Woolsthorpe. E il mio arrivo all’Università di Cambridge. Ci sono gli anni della Peste Nera e la vera storia della mela. Ci sono i miei studi sulla luce e la scoperta della legge che regola il movimento delle stelle e dei pianeti. C’è il mio lavoro alla zecca di Londra e la mia sfolgorante carriera al servizio dei re e delle regine d’Inghilterra. E per finire c’è un bel dizionarietto… newtoniano.” 

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Martedì, 11 Dicembre 2018 09:34

I numeri uno

«I numeri uno» è l’ultimo libro di Ian Stewart, pubblicato da Einaudi. Insegnante di matematica alla Warwick University, Stewart è un noto e apprezzato divulgatore: ha pubblicato decine di libri e scrive rubriche di matematica per importanti testate scientifiche, come “Mathematica Recreations” per Scientific American dal 1991 al 2001, oltre ad intervenire regolarmente come ospite in trasmissioni televisive e radiofoniche. Tra i suoi libri, ricordiamo «Com’è bella la matematica», un “tentativo di aggiornare alcune parti del libro di Hardy”, Apologia di un matematico, oppure «La piccola bottega delle curiosità matematiche del professor Stewart», ricco di piccoli giochi, aneddoti divertenti e scoperte interessanti. Nel 1997 ha ricevuto la Michael Faraday Medal, mentre fa parte della Royal Society dal 2001 e nel 2008 ha ricevuto la Christopher Zeeman Medal, istituita per premiare la divulgazione matematica.

«I numeri uno» è una raccolta di biografie di venticinque matematici: «Il messaggio più ovvio è l’eterogeneità. I pionieri della matematica provengono da tutti i periodi della storia, da tutte le culture e da tutti gli ambienti. Le storie che ho scelto qui coprono un arco di 2500 anni. I loro protagonisti vivevano in Grecia, Egitto, Cina, Persia, India, Italia, Francia, Svizzera, Germania, Russia, Inghilterra, Irlanda e America. Alcuni nacquero da famiglie benestanti – Fermat, King, la Kovalevskaja – molti appartenevano al ceto medio, e alcuni nacquero poveri, come Gauss e Ramanujan. Alcuni provenivano da famiglie colte, come Cardano e Mandelbrot, altri no, come di nuovo Gauss e Ramanujan, nonché Newton e Boole. Alcuni vivevano in tempi difficili, come Euler, Fourier, Galois, la Kovalevskaja, Gödel, Turing; altri furono fortunati a vivere in una società più stabile, o almeno in una parte più stabile della società, come Madhava, Fermat, Newton, Thurston. Alcuni erano politicamente attivi, come Fourier, Galois, la Kovalevskaja, tanto che i primi due furono imprigionati; altri hanno tenuto per sé le loro idee politiche, come Euler e Gauss.»

Cosa hanno in comune questi matematici? «Amano la matematica, ne sono ossessionati, non possono fare altro. Rinunciano a professioni più redditizie, vanno contro le opinioni della famiglia, vanno avanti nonostante tutto anche quando molti dei loro stessi colleghi li considerano pazzi, sono disposti a morire non riconosciuti e non ricompensati. Insegnano per anni senza paga, solo per mettere un piede in università. I numeri uno sono tali perché sono determinati

La lettura è stata interessante e istruttiva: ad ogni matematico sono state dedicate una decina di pagine, sufficienti per avere un’idea delle scoperte effettuate, dell’importanza avuta nel campo, e le notizie biografiche aiutano a comprendere il percorso umano e professionale. Si possono leggere nell’ordine scelto dall’autore, quello cronologico, o si può procedere in base alle proprie preferenze: chi non conosce i matematici ha l’occasione di fare un primo incontro, che può essere l’anticamera di un ulteriore approfondimento, mentre per chi li conosce può essere un modo per ritrovarli, tutti insieme, ripercorrendo 2500 anni di storia della matematica.

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Lunedì, 31 Luglio 2017 11:10

Newton mago della scienza

Tra le collane di EL, casa editrice specializzata in libri per ragazzi, spicca la collana “Grandissimi”, cui appartiene questo libretto. Sul sito della Casa Editrice questa è la descrizione della collana: “I grandi della Storia a portata di bambino. Storie di uomini e donne che hanno cambiato il mondo, ciascuno a modo proprio, con le proprie parole, le proprie invenzioni, le proprie scelte.” Da Giulio Cesare a Francesco d’Assisi, da Anne Frank fino a Einstein, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. La collana ha come età minima di lettura i sette anni.

 

Jacopo Olivieri presenta la figura di Newton proprio come un bambino, un bambino irascibile, polemico, che si è sempre sentito rifiutato e per questo non è mai riuscito ad avere un rapporto sereno con i suoi pari (basti pensare agli scontri con Hooke, Huygens e Von Leibniz). Questa immagine fanciullesca è mantenuta anche grazie alle illustrazioni di Andrea Castellani che non rappresenta mai Newton come un vecchio parruccone, esattamente l'immagine che tutti noi abbiamo avuto da studenti... La motivazione a questa immagine da bambino di Newton è data nel finale con le parole che lo scienziato ha usato per descriversi: "Mi sento come un bambino su una spiaggia, che raccoglie alcune tra le conchiglie più belle mentre davanti a lui si stende, vasto e inconoscibile, l'oceano della verità."

Olivieri enfatizza il fatto che Newton era eclettico e geniale, mentre le sue manie e i suoi difetti diventano un modo per far brillare ancora di più la sua originalità.

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Mercoledì, 30 Dicembre 2015 14:23

Il prisma e il pendolo

TRAMA:

L’elenco dei «dieci esperimenti più belli nella storia della scienza» procede in senso cronologico, percorrendo 2500 anni di scienza e alternando la descrizione dell’esperimento, del contesto e dei protagonisti con un piccolo interludio, alcune pagine nelle quali l’autore analizza il concetto di bellezza nella fisica. La parola chiave del testo, infatti, è proprio “bellezza”.

L’elenco si apre con l’esperimento di Eratostene per la misura della circonferenza terrestre, accompagnato dal saggio “Perché la scienza è bella”: questo esperimento è bello perché ci fa «diventare più consapevoli del nostro posto nell’universo».

Il secondo e il terzo esperimento sono di Galileo Galilei: l’uno riguarda la caduta dei gravi ed è accompagnato dall’interludio “Esperimenti e dimostrazioni”, visto che comincia con la dimostrazione del 2 agosto 1971 realizzato dal Comandante David Scott durante la missione dell’Apollo 15 sul suolo lunare. Il secondo di Galileo è nominato come “esperimento alfa” e riguarda il piano inclinato, grazie al quale è stato introdotto il concetto di accelerazione: «permette a un principio fondamentale della natura di manifestarsi in quello che sembrerebbe dapprima solo un insieme di eventi casuali e caotici». È accompagnato dall’interludio “Il confronto Newton-Beethoven”, grazie al quale si «traccia una relazione elegante fra le scienze e le arti».

Il quarto esperimento è nominato come experimentum crucis, visto che è stato cruciale per la storia della scienza: è la scomposizione della luce tramite i prismi, realizzato da Newton. Il saggio “La scienza distrugge la bellezza?” analizza le reazione dei alcuni poeti e artisti del Settecento, che hanno visto in Newton un nemico che ha «distrutto tutta la poesia dell’arcobaleno, riducendola ai colori del prisma».

Il quinto esperimento è quello di Cavendish, che misura ancora una volta la Terra, ma nella sua densità, realizzando una misurazione che non poté essere migliorata per oltre un secolo. Nell’interludio l’autore riflette sull’idea di scienza che il mondo dell’arte e della cultura ci regalano attraverso gli spettacoli teatrali e i film, presentandoci spesso immagini stereotipate di una scienza fredda e distante.

Il sesto esperimento è la scoperta del carattere ondulatorio della luce dovuto a Young, mentre nell’interludio si riflette sul legame tra “Scienza e metafora”, utile secondo alcuni, fuorviante per altri.

Il settimo esperimento è la dimostrazione della rotazione terrestre grazie al pendolo di Foucault e nell’interludio “La scienza e il sublime”, l’autore sottolinea che «tutti gli esperimenti scientifici hanno un tocco di sublimità, rivelando che la natura è infinitamente più ricca dei concetti e delle procedure con cui ci accostiamo a essa».

L’ottavo esperimento è quello di Millikan, ovvero la scoperta della carica dell’elettrone. L’interludio “La percezione nella scienza” è una riflessione su ciò che gli scienziati riescono a vedere durante le loro ricerche, attraverso una visione che è qualcosa di più di una semplice visione sensoriale.

Il penultimo esperimento riguarda la scoperta del nucleo atomico, che evidenzia le “Capacità artistiche nella scienza” mostrate da Rutherford. L’ultimo esperimento non ha un solo nome a rappresentarlo, trattandosi dell’interferenza quantistica di elettroni singoli. È stato indicato come l’esperimento più bello, forse perché «porta la realtà del mondo quantistico dinanzi ai nostri occhi in modo efficace, economico ed evidente». L’ultimo interludio è dedicato agli “Sconfitti”, ovvero a quegli esperimenti comunque nominati dai lettori, ma che non sono entrati nella rosa dei dieci.

Il libro si conclude con l’esperimento più bello per Crease, ovvero la misurazione del cosiddetto «momento magnetico anomalo del muone» e con la riflessione riguardo il ruolo della passione nella ricerca: forse ci si concentra più sul valore storico-scientifico di una scoperta e si dimenticano le passioni e gli uomini che le hanno vissute. Crease, con il suo libro, colma questo vuoto.

 

COMMENTO:

La progressione cronologica con cui sono presentati gli esperimenti rappresenta anche una progressione di difficoltà, ma l’autore si muove bene in tutti gli ambiti, riuscendo a farci capire ogni aspetto della fisica. Il libro è adatto a tutti e può costituire un’ottima occasione di approfondimento personale, visto che non presenta particolari difficoltà. Dal canto mio, lo userò per introdurre gli argomenti nuovi a scuola o per approfondire le descrizioni degli esperimenti quando li ritrovo nel programma di fisica.

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Venerdì, 02 Agosto 2013 16:08

Le cinque equazioni che hanno cambiato il mondo

TRAMA:
“Nel linguaggio della matematica, le equazioni sono come la poesia: dimostrano dati reali con ineguagliabile precisione, trasmettono quantità di informazioni in tempi relativamente brevi; e spesso la loro comprensione è inaccessibile ai profani.”
 
L’autore ci guida attraverso le conquiste fondamentali della scienza, per mezzo di alcune equazioni che hanno radicalmente trasformato la nostra vita. 
I cinque capitoli – corrispondenti alle cinque equazioni – che compongono il libro sono suddivisi in cinque parti: nel prologo, l’autore rievoca un episodio drammatico della vita del personaggio principale: il bullismo subito dal tredicenne Isaac Newton, il rabbioso diverbio tra Daniel Bernoulli e il padre, il dolore per la perdita del padre che rischia di sopraffare Michael Faraday, la morte della moglie di Rudolf Clausius e infine l’incidente, che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia, che vide protagonista un sedicenne Albert Einstein mentre faceva un’escursione sulle Alpi svizzere. 
Le tre sezioni successive sono state intitolate: “Veni”, “Vidi”, “Vici”, dal messaggio inviato a Roma da Cesare. In “Veni”, è spiegato il modo in cui il protagonista entra in contatto con il problema, in “Vidi”, l’autore descrive il contesto storico, mentre in “Vici” viene evidenziata la vittoria del protagonista, con l’equazione che risolve la questione. 
Nell’epilogo finale, viene spiegato il ruolo di questa equazione nelle nostre vite, che sono state modificate proprio dalla nuova scoperta. 
Le cinque vicende sono solo casualmente collegate tra loro, visto che forniscono un resoconto della scienza e della società dal XVII secolo ad oggi. Partendo da Newton, con la legge della gravitazione universale, grazie alla quale un essere umano è potuto atterrare sulla Luna, si procede con Daniel Bernoulli che con la sua legge della pressione idrodinamica ci ha permesso di volare; Michael Faraday, con l’induzione elettromagnetica, ha reso possibile il mondo elettrico nel quale viviamo e Clausius ci ha permesso di capire, con il secondo principio della termodinamica, il senso della vita e della morte; infine, Einstein, con la teoria della relatività ristretta, ha invaso il nostro mondo con la bomba atomica, ma non solo.
 
“Gli scienziati citati in questo libro non sono dunque semplici esploratori intellettuali, ma eccezionali artisti che sono riusciti a padroneggiare l’ampio lessico e la complicata sintassi del linguaggio matematico. Sono un po’ i Whitman, gli Shakespeare e gli Shelley dell’universo numerico. Ci hanno lasciato in eredità cinque dei più grandi poemi mai ispirati dall’immaginazione umana.”
 
COMMENTO:
Equazioni come poesia. E questa poesia ha reso possibile la nostra vita di oggi, con le sue comodità che diamo per scontate, che ormai consideriamo necessità, come l’elettricità o gli aerei che ci portano in qualunque luogo vogliamo in fretta. 
È la matematica ad averci condotto fin qui, la matematica ad averci permesso non solo l’atterraggio sulla Luna, ma anche una maggiore comprensione del significato della vita e della morte. A volte lo dimentichiamo. A volte pensiamo che la matematica sia solo un’arida serie di equazioni e di formule, ma questo avviene solo se non riusciamo ad apprezzarne la bellezza, perché “non la leggiamo nel medesimo linguaggio decisamente bizzarro nel quale è stata composta”. 
Un libro che tutti gli alunni delle superiori dovrebbero leggere: per comprendere meglio la fisica, la matematica, per rendersi conto che ciò che studiano non è scollegato dalla loro vita e per cogliere fino in fondo la bellezza di ciò che sono chiamati a studiare.
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