Giovedì, 01 Agosto 2013 21:19

Più che 'l doppiar de li scacchi s'inmilla

TRAMA:
Il libro è costituito da due parti: nella prima, quella principale, ci sono diciassette racconti nei quali l’autore D’Amore accompagna Dante per le vie di Firenze e altre città, dall’infanzia all’età adulta e mentre è impegnato a comporre la Divina Commedia. Nella seconda parte ci sono due saggi: il primo presenta un elenco dei matematici citati nella Commedia, il secondo affronta in modo più sistematico gli argomenti già eviscerati nei racconti.
Nei racconti, che non sono presentati in ordine cronologico, incontriamo un Dante bambino alle prese con la scuola, le tabelline e una lezione di dialettica e ottica di papa Giovanni XXI; vediamo Dante alle prese con le cifre indiane, il sistema decimale e la notazione posizionale, a lezione dal maestro Paolo dell’Abaco e a colloquio con la sorella di Fibonacci, per ricostruire la vita e le esperienze di quest’ultimo. È un Dante che studia dialettica e logica, un Dante appassionato di arismetrica, calcolo delle probabilità, geometria…
Così, lo troviamo per le vie di Bologna mentre, con Guido Cavalcanti, assiste al gioco della zara e riflette sul calcolo delle probabilità:
Quando si parte il gioco della zara,
colui che perde si riman dolente,
repetendo le volte, e tristo impara                            (Pur, VI, 1-3)
lo troviamo in una taverna sulla strada per Bologna a discutere di geometria, di triangoli inscritti in una semicirconferenza 
O se del mezzo cerchio far si pote
triangol sì ch’un retto non avesse                             (Par, XIII, 101-102)
e di somma degli angoli interni di un triangolo:
O cara piota mia, che sì t’insusi,
che come veggion le terrene menti
non capere in triangol due ottusi                              (Par, XVII, 13-15)
o in una taverna di Roma a conoscere la storia della nascita del gioco degli scacchi e a riflettere sulla crescita esponenziale:
L’incendio suo seguiva ogni scintilla;
ed eran tante, che ‘l numero loro
più che ‘l doppiar delli scacchi s’inmilla                    (Par, XXVIII, 91/93)
 
COMMENTO:
Molto piacevoli i racconti nei quali, come dice lo stesso Bottazzini nell’introduzione: “Il gioco della finzione si svolge in un felice equilibrio tra realtà storica e immaginazione”, inoltre “restituisce al lettore un’immagine viva e credibile della matematica del tempo di Dante, un’epoca in cui le poche vestigia lasciate dall’eredità classica si incontrano con i nuovi algoritmi portati dalla cultura matematica degli infedeli.”
Più complessi i due saggi finali, ma sicuramente interessanti. Nel secondo, in particolare, si riprendono gli argomenti trattati nei racconti, ma in modo più “serio”, più sistematico.
Consigliatissimo agli insegnanti di matematica e di italiano (per un possibile lavoro interdisciplinare che l’autore vuole incentivare), consigliatissimo agli studenti che incontrano Dante nella loro carriera scolastica e che rischiano di sentirlo lontanissimo dal loro mondo.
 
Questo libro è ora pubblicato con il titolo "Dante e la matematica" per la casa editrice Giunti.

Informazioni aggiuntive

  • Autori: D'Amore Bruno
Letto 18396 volte Ultima modifica il Martedì, 06 Agosto 2013 07:39

13 commenti

  • Link al commento Gabriele Venerdì, 27 Settembre 2013 17:23 inviato da Gabriele

    Dante e la matematica

    Scritto da Bruno D’Amore, “Dante e la Matematica” è un libro che parla, come dice il titolo, di Dante e di Matematica, ma da esso non traspira alcunché riguardo alla sua forma. Infatti l’opera ci immerge in un appassionante storia, divisa in diciassette piccole finestre aperte sulla vita del Sommo Poeta, che racconta di come egli scopra l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la logica e di come le integri nella Commedia. Se l’inizio può sembrare un po’ noioso con lo svilupparsi dei racconti cresce anche la curiosità e l’interesse in quanto gli argomenti si fanno più complessi ed articolati. Inoltre questo libro riesce a unire due materie di pensiero contrapposte come le scienze e la letteratura e ciò forse lo rende ancora più speciale e lo potrebbe fare apprezzare maggiormente ai ragazzi che le studiano quotidianamente. Rimanendo sempre sul tema scuola consiglio questo libro a chiunque voglia approfondire la lettura della Commedia, ma non solo, perché infatti vengono trattati discorsi sulla filosofia Aristotelica, soprattutto nella seconda appendice. In poche parole l’opera appare pensata per gli studenti dalla quale possono trarne utili informazioni e ampliare la loro conoscenza in diversi ambiti.
    Comunque sia, l’autore afferma che non finirà mai di studiare la Divina Commedia, secondo me non solo perché probabilmente si potrebbe scrivere un libro per ogni canto, ma anche perché le terzine sono state scritte con passione, una passione che si riflette su ogni persona e che la spinge a scoprire sempre più cose sul pensiero di Dante e sulle ragioni per cui ha scritto determinate parole rispetto ad altre creando così un circolo virtuoso che porta ad un sapere magnifico e permeante.
    Molto probabilmente i giovani, siccome sono sempre meno interessati ai libri veri, quelli di carta, saranno scoraggiati a leggerlo, ma l’autore ha avuto la brillante idea di pubblicare una versione multimediale, facilmente acquistabile su iBooks, così da rendere più ampio il numero dei lettori, che non avevano idea potesse esistere un libro del genere, ma soprattutto che non avrebbero avuto l’occasione di sprofondare in un’avventura così speciale e coinvolgente.
    Infine vorrei esplicitare per chi non l’avesse capito che ho apprezzato davvero questo scritto e mi auguro che molti lo leggano, perché è veramente ben strutturato e ha dei contenuti difficili da trovare in altri libri.
    Buona lettura.
    Gabriele

  • Link al commento Giorgia Lunedì, 23 Settembre 2013 17:15 inviato da Giorgia

    “Più che l’ doppiar de li scacchi s’ inmilla” è, a mio parere, un libro ricco di elementi frutto della fervida fantasia dell’autore e nonostante per la maggior parte della narrazione non rispetti ne cronologicamente ne storicamente i fatti l’ho trovato molto interessante. D’ Amore, soprattutto nelle appendici, mi ha fatto conoscere cose di cui prima non immaginavo l’esistenza, infatti non avevo mai notato i molteplici riferimenti alla matematica, all’aritmetica e alla geometria presenti nella Divina Commedia. I problemi, le riflessioni, i metodi di soluzione e le idee proposti dall’autore nel corso della storia sono molto interessanti e, anche se più di una volta la difficoltà dell’argomento mi ha obbligato a tornare indietro per rileggere, è stato molto stimolante provare a ripercorrere le soluzioni trovate da dante ai vari dilemmi che gli si presentavano. Sebbene non possa considerarlo uno dei miei libri preferiti ho sicuramente gradito la comicità, la stranezza e soprattutto l’interpretazione della vita di dante da parte dell’autore che mi è sembrata molto moderna e inverosimile ma anche molto fantasiosa e divertente. Anche Emilio Pasquini, infatti, nella prefazione ci descrive un Dante “[...] curioso di ogni cosa, amante del vino e della buona tavola, ammirato dagli uomini e concupito dalle donne” quindi con un profilo senz’altro diverso da quello che ci presentano i libri di letteratura. Alcune situazioni le definirei addirittura esilaranti e non mi vergogno a dire che sono state le mie preferite: come per esempio quando Dante si trovava ad una festa e avendo notato di essere stato “adocchiato” da una donna non troppo avvenente cerca riparo in un corridoio buio, ma ahimè invano perchè la “grassa signora” (così la chiama proprio Dante) lo trova e comincia a fargli delle avance. Inoltre questa parte mi è piaciuta molto perchè Dante si rende conto che nonostante fuori la donna sembri frivola e brutta, dentro è colta ed intelligente e si rimprovera per un attimo di aver giudicato la nobildonna così frettolosamente; sarà perchè mi ritrovo un po’ in questa figura femminile sarà perchè l’autore qui è proprio riuscito a catturare la mia attenzione però questa è decisamente la parte del libro che preferisco. Per non parlare delle “avventure” dell’amico Guido che viene rappresentato qui come un festaiolo e donnaiolo perditempo. I continui sbalzi temporali danno secondo me un certo sapore alla narrazione perchè rompono l’ordinario e danno un tocco di originalità al tutto, fanno si che il lettore non venga assalito dalla noia e ti danno la voglia di continuare a leggere. Sicuramente più narrativa e in un certo senso fiabesca la prima parte che praticamente si legge da sola,un po’ più contorta e oserei dire noiosa la parte delle appendici: ma un risultato stupefacente che nell’insieme valuterei importante e pienamente degno di essere letto. In conclusione consiglierei questo libro non solo a lettori adulti ma soprattutto a studenti che hanno a che fare tutti i giorni con quello che viene trattato nel racconto.

  • Link al commento Matteo Domenica, 15 Settembre 2013 11:03 inviato da Matteo

    Dante e la matematica è il titolo del libro nato dalla fantasia dello scrittore Bruno D’amore, che è riuscito a relazionare sapientemente degli aneddoti di tipo matematico raccontati su Dante ad alcune terzine della Divina Commedia.
    Il testo si divide nella parte principale e negli appendici finali.
    La parte principale contiene 17 piccoli racconti sulla vita di Dante e del suo amico Guido Cavalcanti, che pur non essendo in ordine cronologico riescono ad abbracciare buona parte della vita dei due grandissimi poeti.
    All’interno dei racconti viene presentato un Dante molto aperto e interessato ad una conoscenza generale del sapere del tempo, a differenza del suo amico Guido. Si vedono infatti i due giovani impegnati nell’apprendimento delle tabelline, alle prese con indovinelli, dispute filosofiche e problemi di qualsiasi genere. Dante fa la conoscenza di Eraldo da Todi, un maestro di arismetica grazie al quale riesce a risolvere alcuni dubbi di tipo matematico che lo assillavano e conosce il gioco della Zara, basato sullo scommettere sul risultato finale del lancio di tre dadi.
    Ma soprattutto grazie al figlio Jacopo Dante riesce a conoscere e a frequentare il grande maestro Paolo dell’abaco, che gli illustrerà le cifre degli Indi e il sistema posizionale delle cifre, nonché tre metodi rapidissimi per fare le moltiplicazioni. Grazie a questi insegnamenti abbandonerà per sempre il sistema di calcolo romano, ormai obsoleto, per abbracciare quello arabo, anche se proibito dalla Chiesa.
    Nelle storie finali si vede un Dante ormai in esilio alle prese con il paradosso di Zenone di “Achille e la tartaruga” e intento a scrivere gli ultimi versi del Paradiso con l’aiuto di Lauretta.
    Diversamente dalla prima, la seconda parte, ovvero i tre appendici, si rivelano molto meno scorrevoli e molto più accademici, ma comunque interessanti. Nel primo vengono presentati i grandi matematici a cui Dante fa riferimenti più o meno espliciti all’interno della Commedia, nel secondo viene presentata la logica e la matematica presente nel poema, in rapporto con la figura di Aristotele e della logica ideata da lui 400 anni prima. Infine nel terzo appendice sono presenti delle spigolature e il famoso indovinello medievale delle botti da 10, 5 e 2 litri.

    Sorprendente come l’autore, inventando di sana pianta delle storie e degli incontri a volte inverosimili, riesca a spiegare come la matematica conosciuta dal Sommo Poeta abbia influenzato così pesantemente la stesura dell’opera e parecchie delle sue terzine. Inoltre l’autore riesce con brevissimi ma assidui riferimenti al presente a mettere il lettore in condizione di capire il contesto storico all’interno del quale si svolgono le vicende di Dante, e a far sembrare magnifica e rivoluzionaria la matematica del tempo, elementare se paragonata a quella del giorno d’oggi. Il libro viene consigliato soprattutto agli studenti che stanno affrontando lo studio della Divina Commedia, ai quali potrà interessare moltissimo capire come due ambiti così diversi come la matematica e la letteratura possano invece fondersi per formare un capolavoro assoluto.

    Matteo

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