252 - 5 ottobre 2025

NEWSLETTER

252 - 5 ottobre 2025

"Ma chi te lo fa fare?"

Questa la domanda del marito che, un po’ preoccupato, mi domanda se sia davvero necessario ritagliarmi del tempo anche per la newsletter, in questo fine settimana infinito.

Con questa domanda in testa, ho deciso di cominciare a sfogliare i contenuti raccolti nelle ultime due settimane, anche se la stanchezza di un fine settimana a Bergamo per partecipare alla Scuola in piazza (la manifestazione di apertura del Festival di BergamoScienza) comincia a farsi sentire e la tentazione di rinunciare (per una volta!) alla newsletter è davvero forte. Poi mi sono imbattuta nell’articolo di Marco Menale su MaddMaths! che parlava di procrastinazione, riportando lo studio del premio Nobel per l’economia George Arthur Akerlof. «Il modello è stato presentato nell’articolo del 1991 “Procrastination and Obedience” […] Come si è interessato di procrastinazione un Premio Nobel? Perché si è trovato lui stesso ostaggio del pensiero “lo faccio domani” quando per circa otto mesi ha rinviato giorno dopo giorno l’invio di un pacco a un amico in India.» Ammettiamolo: prima o poi ci siamo trovati tutti a fare i conti con un “amico in India” e un “pacco da spedire”! Nel mio caso, avrei potuto lasciar vincere la stanchezza e rimandare di due settimane l’uscita della newsletter, ma tra due settimane avrei avuto la stanchezza da chiusura del Festival da vincere, perciò… ho deciso di tenermi il “bonus” della procrastinazione per il 19 ottobre!

La newsletter è nata da una necessità di condivisione con i miei alunni: volevo raccontare una matematica diversa rispetto a quella che facevamo in classe, perché, diciamoci la verità, la matematica che viene presentata in classe è faticosa e a tratti noiosa, schiacciata com’è dall’allenamento quotidiano, ed è difficile mantenere la passione quando ci si confronta ogni giorno con i tentativi andati a vuoto. Mentre la mia mente tornava alle origini, alla ricerca di una motivazione, mi sono imbattuta in un altro contenuto che avevo messo da parte, ossia quello condiviso dal sito Problemi per matematici in erba. L’attività didattica raccontata, Dadi e pedine, ha a che fare con il calcolo delle probabilità. Come sempre, è interessante e, sicuramente, proponibile nelle proprie classi, ma ciò che la arricchisce è la riflessione didattica a tutto tondo. Mi piace, in particolare, la riflessione sul ruolo dell’errore: «Rendersi conto dei propri errori sorprende i ragazzi, e questo stupore potrà aiutarli in futuro a essere più accorti… anche quando leggeranno dati propinati da alcune fonti, intente proprio a giocare sui denominatori al fine di orientare (o disorientare) l’opinione pubblica!» Dico spesso che insegnare matematica è insegnare educazione civica, poi, però, ho scoperto che quasi ogni insegnante dice questa cosa e… sono ancora convinta che le ore di matematica siano fondamentali per “costruire” i cittadini di domani: quanto riportato nella chiusura di questa attività ne è la conferma!

 

Le metafore di BergamoScienza

Questo fine settimana impegnato e impegnativo è stata l’occasione per fare alcune riflessioni importanti, e, avendo una memoria molto labile, lasciarne traccia nella newsletter è come scrivere una pagina del mio diario (se mai ne avessi uno!) solo che poi diventa pubblica.

Partecipare al Festival di BergamoScienza come docente significa assegnarsi un ruolo dietro le quinte, perché i veri protagonisti sono gli studenti, che diventano animatori e divulgatori. Il compito del docente è, in un primo momento, quello di preparare il terreno, per fare in modo che i ragazzi conoscano l’argomento che dovranno divulgare, perciò nella prima parte del percorso il docente fa il suo lavoro: fa conoscere il tema agli studenti, visto che non sempre è un argomento trattato a lezione. Nella seconda fase, gli studenti utilizzano le nuove conoscenze per progettare il laboratorio: anche in questo caso, il docente ha un ruolo attivo anche se comincia a diventare un comprimario, perché deve correggere e dare suggerimenti. Alla vigilia del festival, lo studente si mette alla prova con le simulazioni: verifica quanto ha progettato e cerca di capire se il suo lavoro è all’altezza dell’obiettivo che ci eravamo posti all’inizio del percorso. Anche in questo caso, al docente tocca il ruolo dell’osservatore attivo: deve correggere, proporre nuove strategie, ma soprattutto deve guidare lo studente in modo che apprenda la difficile arte di lasciar andare un’idea alla quale, dopo aver tanto lavorato, si è affezionato. Il docente che partecipa a BergamoScienza sa che questa è la parte più difficile, perché ha provato in prima persona quanta forza serva (e quanta fatica costi!) lasciare andare un’idea alla quale si è lavorato.

Rileggendolo ora, mi rendo conto che il percorso che ho delineato ha molti tratti in comune con la ricerca scientifica: è un po’ come se gli studenti che divulgano durante il Festival facessero in qualche modo scienza. In effetti, imparano a lavorare in gruppo, si devono confrontare con i loro pari (e spesso con un superiore molto esigente) e devono accettarne le correzioni, devono procedere per tentativi ed errori verificando di volta in volta le proprie idee alla prova dei fatti (sperimentano!), devono imparare a lasciar andare (le idee di cui parlavo sopra), e infine devono saper comunicare, adeguando il proprio registro linguistico a seconda dell’uditorio.

Nei giorni scorsi mi sono imbattuta in un breve video di IlariaF Math, I miei consigli per studiare matematica, rivisitazione (più matura) di un video pubblicato cinque anni fa, Come studiare matematica (9 consigli). Entrambe le liste sono condivisibili (e da condividere!) ma credo che ogni insegnante abbia una propria lista personale, che ha condiviso con i propri studenti. Per quanto la sostanza non cambi, la lista di ogni insegnante cambia con gli anni, modificandosi grazie all’esperienza, ma nel mio caso credo che gli ultimi dieci anni abbiano cambiato la mia lista in modo sostanziale. Il Festival di BergamoScienza ha cambiato il mio modo di presentare i problemi in classe, di porre le domande, ha cambiato le mie aspettative nei confronti delle risposte e, se possibile, il mio entusiasmo è andato crescendo. Insomma, anche se non sono protagonista del Festival (anzi, forse proprio perché i veri protagonisti sono gli studenti), questa esperienza mi ha fatto crescere tantissimo!

 

Risposte

Credo di aver dato una risposta alla domanda di mio marito. Aggiungo, però, un’ultima risposta: la domanda che mi sento fare spesso è «Ma come fai a fare tutto?» A questa domanda, in genere, la gente risponde citando la propria capacità di organizzarsi. E sicuramente questa strategia è quella vincente. Ma si può aggiungere anche un’arma segreta, riassunta nel detto prendere due piccioni con una fava, che secondo Treccani significa «conseguire due scopi in una volta sola», mentre nel mio caso, la tradurrei meglio con «utilizzare una stessa fatica per realizzare due lavori contemporaneamente». In questa occasione, ho usato la newsletter per delle riflessioni didattiche fatte ad alta voce e condivise con i colleghi: ne ho approfittato per fare in modo che lasciassero una traccia, perché durante il Festival si vive tutto a un ritmo velocissimo, e in pochissimo tempo si concentrano tante cose. Tutto questo aumenta il rischio di perdere la bellezza di ciò che si sta vivendo. Sono consapevole che la newsletter, stavolta, più che una rassegna matematica sembra un diario personale, ma, d’altra parte, il titolo stesso del mio blog richiama l’idea che la matematica, per me, sia davvero anche qualcosa di personale.

 

Buona matematica e buon cammino! Ci sentiamo tra DUE settimane!

Daniela

 

PS: L’immagine di copertina è una vignetta proposta dal Post.

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