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Sabato, 07 Novembre 2020 18:32

La diva geniale

«La diva geniale», pubblicato da Piemme nel 2019, è l’ultimo romanzo di Marie Benedict pubblicato in Italia. Avvocato di New York, leggiamo sul suo sito che la sua passione per la storia l’ha spinta a scrivere di donne dimenticate dalla storia stessa, per riportarle alla luce del presente, ora che possiamo cogliere il peso dei loro contributi e apprezzare la loro visione dei problemi moderni. Per questo ha scritto La donna di Einstein, pubblicato nel 2017 e dedicato a Mileva Maric, e Lady Clementine, appena uscito e non ancora pubblicato in Italia, dedicato alla moglie di Winston Churchill, che comincia con l’episodio emblematico di Clementine che salva la vita del marito nel 1909.

Il romanzo «La diva geniale» è scritto in prima persona ed ha inizio nel maggio del 1933, quando Hedy Kiesler è protagonista dello spettacolo del Theater an der Wien di Vienna dedicato all’imperatrice Sissi e, tra il pubblico, Fritz Mandl ha già deciso che sarà sua. Impauriti dal potere di Mandl e dalle conseguenze alle quali potrebbero andare incontro se la figlia scegliesse di non frequentarlo, i genitori insistono perché lei accetti la sua corte e, dopo pochissimo tempo, la sua proposta di matrimonio: Hedy è affascinata da quest’uomo di potere, proprietario di una fabbrica di armi, amico di Mussolini, e, anche se il futuro marito le impone di ritirarsi dalle scene in cambio di una vita dorata e protetta, accetta la proposta. La vita dorata rivela tutte le sue insidie con il passare del tempo e dopo la morte del padre, mentre nuovi equilibri si stanno creando sulla scena politica austriaca, Hedy non si sente più protetta dal marito: a fine agosto del 1937, dopo aver pianificato per lungo tempo la sua fuga, Hedy riesce ad allontanarsi da Vienna e a raggiungere l’Inghilterra. Il fatto di aver lasciato la madre, che la raggiungerà in un secondo momento, e di aver taciuto tutte le informazioni sul Terzo Reich delle quali era venuta a conoscenza durante le cene organizzate dal marito, saranno per lei «un pesante segreto da espiare», una colpa che la spingerà, durante la seconda guerra mondiale, a collaborare con George Antheil, compositore incontrato a una festa a Hollywood. «Avrei preso tutto ciò che sapevo di quella forza maligna che era Hitler e mi sarei affilata come una lama. Poi avrei conficcato quella lama nel cuore del Terzo Reich.». Il suo viso perfetto ha incantato i registi di Hollywood, ma la sua intelligenza non era inferiore alla sua bellezza, visto che dopo aver cercato di ricordare le conversazioni delle lunghe cene organizzate dal marito, Hedy scrive tutto quanto ricorda: «In quegli appunti speravo di trovare la via dell’espiazione, una maniera di usare le informazioni segrete in mio possesso per aiutare le persone che avevo abbandonato.»

Nella nota conclusiva, Marie Benedict ci ricorda che «maneggiamo oggi un pezzo di storia delle donne», il telefono cellulare, perché il frequency hopping, inventato da Hedy e George per rendere i segnali irraggiungibili, si può trovare nel funzionamento dei dispositivi wireless così diffusi. «È un ricordo tangibile della sua vita, al di là dei film per i quali è più famosa».

La vicenda di Hedy Lamarr, conosciuta soprattutto come attrice e solo ultimamente riscoperta per le sue doti geniali, affascina e coinvolge: non si può non condividere il suo dolore per la morte del padre, non si può che restare con il fiato sospeso quando le frequentazioni con il marito la portano vicino a Hitler, non si può non fare propria la sua voglia di riscatto. Marie Benedict riesce ad andare oltre la superficie, oltre il ricordo di una donna superficiale e inquieta, per farci conoscere la sua genialità e la sua tenacia. Non possiamo che ringraziare l’autrice per questo ritratto così affettuoso e coinvolgente: finalmente un romanzo che restituisce alla figura di Hedy Lamarr il suo giusto peso nella storia.

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Lunedì, 24 Febbraio 2020 11:22

Il genio delle donne

Mentre leggo queste brevi biografie, immagino la simpatica cadenza di Piergiorgio Odifreddi che mi racconta queste storie e mi sembra quasi abbia il fiato corto, mentre percorro in fretta le pagine dedicate ad ogni scienziata. Ventisette donne in ventiquattro capitoletti che non superano le dieci pagine: matematiche, chimiche, fisiche, astronome, biologhe, astronaute, informatiche, inventrici, le donne proposte da Odifreddi sono «top models alternative», ovvero vengono qui ricordate «per la sostanza del proprio essere e la profondità del proprio lavoro, più che per le apparenze del proprio aspetto e la superficialità della propria fama. Sono loro a costituire, esse sì, le vere forze di cambiamento della società.» Insomma, in un mondo povero di modelli femminili, Odifreddi raggruppa queste donne, creando una «breve storia della scienza al femminile», «ma a uso e consumo di un pubblico senza distinzioni di genere.»

Introdotti da titoli che dicono senza dire, costellati da battute umoristiche venate di sarcasmo – come è tipico dello stile di Odifreddi – questi ventiquattro capitoletti sono uno stuzzichino che stimola l’appetito della conoscenza, spingono il lettore ad approfondire, fanno nascere la voglia di saperne di più.

Originale la conclusione di Odifreddi che, dopo aver snocciolato le statistiche e le percentuali che evidenziano il ruolo delle donne nella ricerca scientifica, sostiene che, pur essendo in grado di raggiungere ruoli di responsabilità e prestigio, forse le donne scelgono di fare altro: «Che alcune donne possano raggiungere quegli obiettivi e seguire quei modelli, lo dimostrano le storie che abbiamo raccontato. Il problema, o forse semplicemente la soluzione, è che molte non vogliono, e poste di fronte al diabolico dilemma tra carriera e vita compiono la scelta più saggia, non lasciandosi indurre in tentazione dal serpente. Una scelta forse più da elogiare e imitare, che da criticare e rimediare.»
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Sabato, 29 Dicembre 2018 16:19

Women in science

«Women in Science» è scritto e illustrato da Rachel Ignotofsky, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 2016 dalla Ten Speed Press e, al momento, non ancora pubblicato in lingua italiana (purtroppo!). Rachel Ignotofsky è una giovane illustratrice che, ispirata dalla scienza e ritenendo che le illustrazioni siano uno strumento potente per trasmettere informazioni, ha scritto questo libro per ispirare le ragazze a seguire le proprie passioni e i propri sogni.

Il libro è una raccolta di cinquanta brevi biografie: ad ogni scienziata sono dedicate due facciate e la breve biografia occupa solo una di esse. L’altra pagina è dedicata ad una immagine della scienziata che sembra una figura fluttuante, contornata dagli strumenti o dagli utensili che hanno caratterizzato la sua azione, mentre i margini della pagina della biografia sono pieni di immagini che raccontano tutti gli aspetti biografici che non hanno trovato spazio nel breve racconto. Le cinquanta donne scelte sono unite dalla loro battaglia contro gli stereotipi, dalla rottura delle regole e hanno lavorato per amore della conoscenza: creatività e tenacia sono le altre caratteristiche che le accomunano. Tutte le donne del libro dimostrano al mondo che non contano il genere, la razza o l’estrazione sociale: chiunque può raggiungere grandi risultati.

Ogni scienziata è tratteggiata con poche caratteristiche che la rendono unica, in modo che le ragazze che leggono il libro possano trovare in essa un modello. Astronomia, matematica, paleontologia, medicina, ingegneria, genetica, biologia, geologia, botanica, chimica, fisica… ogni ramo della scienza è rappresentato da queste cinquanta donne. Il racconto comincia con Ipazia, che è vissuta nel IV sec. d.C. ad Alessandria d’Egitto e termina con Maryam Mirzakhani, iraniana, prima donna a vincere la Medaglia Fields, matematica eccezionale purtroppo scomparsa prematuramente. Tra queste cinquanta donne, ce ne sono state alcune che hanno potuto vivere un grande sodalizio professionale con il marito, come Marie Curie e Gerty Cori, che, segnata dalla malattia, poteva contare sulla forza del marito per muoversi nel laboratorio, ma ce ne sono state altre che hanno raggiunto i propri risultati da sole oppure, come nel caso di Esther Lederberg, arrivata alla soglia del Premio Nobel, si è vista negare l’onorificenza, mentre il marito, insignito del premio, non ha avuto nemmeno il coraggio di riconoscere il ruolo da lei avuto nella ricerca. Undici donne hanno ricevuto il premio Nobel (Marie Curie addirittura due), ma a cinque di esse, nonostante i meriti, è stato negato. Dieci donne sono ancora in vita: alcune hanno vissuto a lungo, altre sono morte giovani, come Katia Krafft, morta per amore della ricerca; alcune hanno collaborato con grandi enti, come la Nasa, altre hanno fondato i propri laboratori e in qualche modo hanno trovato i fondi per la propria ricerca. C’è chi ha avuto così fiducia nelle proprie capacità da conservare dello Champagne al fresco, nel caso fosse arrivata la conferma della vittoria del premio Nobel (Rosalyn Yalow), molte di loro hanno avuto l’onore di essere le prime in qualcosa, alcune hanno dedicato la propria vita interamente alla ricerca, mentre altre hanno avuto dei figli, come Lillian Gilbrethe che ne ha partoriti dodici; la loro provenienza è varia, ma quasi metà sono statunitensi.

Dopo le prime dodici biografie, abbiamo un elenco degli obiettivi raggiunti fino ad ora dalle donne nel corso della storia della scienza; a metà libro abbiamo un paio di facciate dedicate agli strumenti di laboratorio; dopo altre undici biografie troviamo le statistiche che, attraverso i grafici, mostrano il coinvolgimento delle donne nello studio delle materie STEM e, al termine, abbiamo un’aggiunta di altri quattordici nomi e ritratti (ma ne vengono in mente anche molti altri), mentre l’ultima immagine ha solo un punto di domanda e sotto di essa è scritto: “la prossima grande scienziata potresti essere tu!”. Il libro si conclude con un glossario e con un elenco dei film, dei siti e dei libri che hanno ispirato l’autrice.

La lettura è stata interessante, soprattutto perché di cinquanta scienziate ho scoperto di conoscerne solo venti: è stata quindi un’occasione per imparare qualcosa di nuovo. Se il libro fosse già stato pubblicato in italiano, ne avrei consigliata la lettura dalle medie in poi, ma in ogni caso l’inglese semplice che lo caratterizza lo rende accessibile dal primo anno delle superiori. Aggiungo solo un’ultima cosa: è un libro che fa sognare e lo posso dire con certezza, visto che anch’io ho sognato scorrendo queste pagine!

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Martedì, 04 Settembre 2018 22:40

Sei donne che hanno cambiato il mondo

«Sei donne, sei menti scientifiche pazzesche» sono le protagoniste dell’ultimo libro di Gabriella Greison, «Sei donne che hanno cambiato il mondo». Laureata in fisica nucleare, dopo aver dedicato le sue energie alla ricerca, ha cominciato a specializzarsi nel racconto dei fisici del XX secolo: dopo «Dove nasce la nuova fisica. Einstein, Hawking e gli altri alla corte di Solvay» per Hoepli, «L’incredibile cena dei fisici quantistici» per Salani, finalmente un libro dedicato alle donne della fisica pubblicato nel 2017, a cui fanno seguito «Hotel Copenaghen» e, di imminente pubblicazione, «Einstein e io». Quello scritto non è l’unico linguaggio scelto dalla Greison per divulgare la fisica: oltre a collaborare con riviste e quotidiani come giornalista, ha condotto una rubrica televisiva su RaiNews24, «Pillole di fisica», conduce «La giovane Mileva» su Radio2 ed è sempre impegnata con spettacoli e monologhi teatrali. La Greison è una poliglotta della comunicazione e questa sua abilità si evidenzia nell’accessibilità dei suoi scritti, che sono adatti a tutti, indipendentemente dalla propria preparazione in materia.

Il testo in questione si apre con una ricca introduzione, che riassume il ruolo delle donne, dalla nascita della fisica fino al XX secolo. Davanti a noi si aprono poi sei finestre diverse, tutte affacciate sul XX secolo e tutte che hanno contribuito in qualche modo a rendere grande questa disciplina. Le sei scienziate, Marie Curie, Lise Meitner, Emmy Noether, Rosalind Franklin, Hedy Lamarr e Mileva Marić, sono presentate con una breve introduzione, una scansione cronologica degli eventi che hanno caratterizzato la loro vita e da una canzone: è il primo libro che ho letto e ascoltato, proprio come l’autrice ha ascoltato fino allo stordimento ogni canzone, mentre scriveva queste pagine dense di avvenimenti e di emozioni. Credo che assocerò sempre a questo libro «My way» di Frank Sinatra, che Gabriella Greison associa a Marie Curie.

«Il modo in cui racconterò le vite di queste sei donne è particolare. Sono passate prima dentro di me, e ora ve le ripropongo dopo averle elaborate, dopo un lungo processo di interiorizzazione.»: credo che questa dichiarazione della Greison ci descriva esattamente il senso del libro e, al tempo stesso, il livello di profondità con il quale ogni racconto viene proposto. Possiamo leggere ogni episodio come un racconto, perché pur non conoscendo la fisica studiata dalla protagonista, possiamo cogliere il processo creativo e lo sforzo, umano e professionale, delle donne raccontate.

Due capitoli finali concludono il percorso: il primo è una carrellata sulla fisica più recente, da Fabiola Gianotti a Vera Rubin, mentre l’altro è una conclusione personale, con i ringraziamenti dell’autrice e anche molto altro.

La lettura di questo libro è vivamente consigliata a tutti: a coloro che già conoscono questi eventi, ma che vogliono rivivere queste vicende a un livello diverso, e a coloro che non conoscono la storia di queste donne e che possono così cominciare a prendere confidenza con la fisica, con la promessa di ulteriori approfondimenti. Alle ragazze, che possono trovare in queste donne un modello, e ai ragazzi, che possono cogliere la ricchezza di un differente approccio. Agli alunni, perché «La fisica, come le favole o i sogni, è fatta di personaggi che incantano e di cui vorremmo sentir parlare sempre.», e agli insegnanti, perché possano trovare nuovi linguaggi per appassionare e coinvolgere.

 

«Sei capitoli per sei donne. Sei donne che hanno dovuto lottare contro i pregiudizi e contro i soprusi. Le loro sono storie di coraggio, di forza e di determinazione. Ciascuna, inserita nel proprio ambiente e nel proprio paese, è stata a suo modo paladina di valori e di ideali. Sono loro le mie eroine di oggi, quelle che hanno preso il posto delle eroine dei fumetti, dei cartoni e delle serie televisive che i nerd di tutte le generazioni ancora frequentano. Sei stelle luminose nel buio del secolo breve. La loro luce si è spenta, com’è destino tra gli esseri umani. Ma la loro traccia è indelebile, lungo il cammino del progresso, non solo scientifico, dell’umanità.»

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Venerdì, 27 Luglio 2018 19:45

Ragazze con i numeri

«Ragazze con i numeri» è stato pubblicato a marzo 2018 da Editoriale Scienza. Le autrici sono Vichi De Marchi e Roberta Fulci: la prima è stata finalista alla prima edizione del premio Strega ragazze e ragazzi nel 2016, con il libro “La trottola di Sofia”, la seconda è una matematica conduttrice di Radio3 Scienza. Le ragazze con i numeri sono quindici, perché il libro è una celebrazione del quindicesimo anno della collana di Editoriale Scienza dedicata alle donne nella scienza. La raccolta di racconti è rivolta ai ragazzi delle medie: scritti in prima persona, costituiscono una breve biografia delle scienziate prescelte. L’argomento principale è la scienza in tutte le sue accezioni: si spazia dalla matematica alla medicina, dall’etologia all’astronomia e anche i luoghi sono diversi, visto che sono sparpagliate in tutto il mondo. A parte Maria Sibylla Merian e Sophie Germain, sono tutte donne del secolo scorso, e quattro di loro sono ancora in vita.

Ho scelto di centellinare, il più possibile, la lettura, lasciando che ogni storia, dopo la lettura, mi risuonasse dentro per qualche ora, in modo che alcuni particolari mi restassero impressi: sono rimasta molto colpita dalla storia di Katia Krafft, che ha condiviso la sua passione con il marito e sono morti entrambi per questa passione. Sono rimasta così colpita che ho cercato le loro foto e i filmati sulla loro esperienza sui vulcani. In tutti i casi, ho cercato le immagini di queste donne: alcune non le conoscevo, di altre mi sfuggivano alcuni particolari, come la nascita dello pseudonimo LeBlanc per Sophie Germain. Conoscevo Hedy Lamarr solo superficialmente, ma ho realizzato che la sua vicenda è sensazionale non solo perché era una bellissima attrice con una mente di prim’ordine, ma anche perché era un’ebrea all’epoca del nazismo e ha dovuto fuggire dal marito, un fabbricante di armi, con un abile sotterfugio.

Le due autrici sono riuscite non solo a dare voce a queste donne, ma a essere la loro voce, come se le ricerche avessero loro concesso di identificarsi con le protagoniste e di interpretarne, quindi, anche i loro pensieri più reconditi. Credo sia chiaro quanto mi è piaciuto questo libro, forse perché non ho solo imparato qualcosa: questo libro mi ha parlato al cuore e ho sentito la tenacia e la forza delle donne raccontate, i loro sogni realizzati, il loro entusiasmo, la loro fatica in qualche modo mitigata dal grande coraggio.

Al termine di ogni biografia, la vita viene condensata con alcune date e mi ha colpito il paragrafo finale di ogni capitolo: «È importante per la scienza perché…», un elenco di tre o quattro punti in cui le autrici spiegano l’importanza del personaggio e, in altre parole, le motivazioni della loro scelta.

Consiglio questo libro non solo ai ragazzi delle medie, ma a chiunque: può costituire un primo approccio alla scienza e, al tempo stesso, ogni vicenda può essere uno stimolo ad approfondire e scoprire qualcosa di più, della matematica, dell’etologia, della medicina… della ricerca in generale.

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