«Il mistero del suono senza numero» è stato pubblicato dalla casa editrice Scienza Express a maggio 2017 e l’autore è Flavio Ubaldini: conosciuto sul web come Dioniso, è l’autore del blog Pitagora e dintorni, un «diario con divagazioni». All’interno del blog troviamo un’autobiografia quasi poetica, a tratti musicale – Ubaldini è laureato in matematica e diplomato in trombone – che dice tutto del suo percorso e dei suoi sogni, abbinando ogni fase della sua vita al colore del cielo.
Dove la storia sfuma nella leggenda, si crea lo spazio per il mistero ed è proprio lì che nasce questa storia, nella leggenda che ammanta la figura di Pitagora, come indicato dal sottotitolo «Pitagora e la musica dell’universo». Le idee più profonde della matematica e della filosofia pitagorica sono trasmesse al lettore nel corso della storia e, permeando la vicenda, consentono un’assimilazione più efficace dei concetti difficili. In esergo troviamo la scritta Panta ariqmoz esti, cioè Tutto è numero: è il motto della scuola pitagorica. Si tratta di un numero che ha perso la sua entità astratta, essendo un costituente fisico dell’universo ammantato di sacralità.
Tra i protagonisti, Ippaso, responsabile della scoperta degli irrazionali, è colui da cui tutto ha origine ed è per questo motivo che lo troviamo già nel prologo, dopo che è stato espulso dalla scuola, protagonista di una violenta lite. Mentre giace a terra incosciente, la sua mente torna a quando, quattordici anni prima, ha incontrato per strada Pitagora ed è rimasto affascinato dalla sua voce. Aveva appena sostenuto la competizione delle Olimpiadi, quando ha deciso di far parte della scuola. Descritto come presuntuoso e facile preda delle emozioni, Ippaso è il classico allievo irriverente e indisponente, ma molto intelligente. Non è amato, come spesso capita agli innovatori, anche se Pitagora rivede sé stesso in lui.
La scuola di Pitagora è caratterizzata dalla segretezza, ma non è solo rigida, come lasciano intuire le sue regole, è anche innovativa, visto che permette l’accesso alle donne, è chiusa verso chi non è devoto al sapere – come mostrato dalla distinzione tra acusmatici e matematici – ma al tempo stesso è aperta a tutti, senza distinzione di genere o di ceto. Durante lo sviluppo della storia, si ha l’impressione di veder nascere un triangolo, che ha ai suoi vertici Pitagora, Ippaso e un altro membro della scuola con il quale c’è una rivalità per il cuore di Muia, la figlia di Pitagora. Mentre Ippaso fa le sue scelte spinto dall’amore per il sapere e dalla volontà di trovare la verità, l’altro ambisce al potere e riesce a manipolare Pitagora.
Il percorso è davvero interessante: in superficie è una storia semplice e ricca di mistero, ma in profondità nasconde l’essenza della matematica: mette in luce le caratteristiche della scuola pitagorica, il percorso della ricerca matematica dalla nascita di un’idea fino alla sua formalizzazione, ed evidenzia come le domande fondamentali si mostrino a volte come banali, ma possano mettere in crisi anche i saperi più antichi. Nel corso della narrazione, il lettore capisce, attraverso gli esempi forniti, cos’è una dimostrazione, il cuore del sapere pitagorico, che permette l’accesso alla «profonda essenza della verità» e, al tempo stesso, porta le affermazioni provate ad assumere una «validità universale».
«Un viaggio nella relatività» è stato pubblicato dalle Edizioni Dedalo a fine aprile di quest’anno. L’autore è il ben noto Federico Benuzzi, insegnante con esperienza ventennale, giocoliere professionista e divulgatore molto attivo sui social. Benuzzi ha scritto anche «La legge del perdente», sul calcolo delle probabilità, e «Lo spettacolo della fisica», sulla fisica dei suoi spettacoli di giocoleria, entrambi pubblicati con Dedalo, e collabora regolarmente con la rivista Sapere, sulla quale cura la rubrica “Fisica tra i banchi”. Il libretto ha la grande ambizione di raccontare la relatività ai più piccoli ed è stato pubblicato nella collana “Piccola biblioteca di scienza”, con la quale la casa editrice «affronta la scienza in maniera semplice dando la parola agli scienziati». Ogni libro della collana è pensato «per curiosi da 9 a 99 anni».
Il titolo suggerisce l’idea di un percorso, ma scopriamo poi che si tratta di un viaggio reale, quello compiuto da un padre con i suoi tre figli, da Bologna verso Roma. I tre figli sono Francesco e Nicola, gemelli undicenni, e Anna, una peperina di 9 anni. Il papà è l’alter ego di Federico Benuzzi e, abituata ai suoi filmati, confesso di aver sentito nella mia testa, per tutto il tempo della lettura, la sua voce. Con la scusa di far passare un po’ il tempo, il padre apre con i figli quello che, nel gergo familiare, chiamano “scuola time”, cioè: il padre “sale in cattedra” (e quindi si comporta come l’insegnante che è nella sua vita professionale) e i figli fanno a gara a rispondere. Un modo per stare insieme, per condividere, e per imparare qualcosa di nuovo. L’argomento, in questo caso, viene proposto dalle domande di Anna, alla quale sembra che il treno stia finalmente partendo, quando in realtà è il treno vicino a muoversi: i treni sono in moto uno rispetto all’altro ed è la banchina a dirci quale dei due treni si stia realmente muovendo rispetto alla stazione. Da qui in avanti è un susseguirsi di domande e curiosità sulla teoria della relatività: una delle prime provocazioni del papà cita la domanda che Einstein si è posto a sedici anni, quando voleva sapere cosa avrebbe visto nello specchio un osservatore in moto alla velocità della luce. Poi si passa alla distinzione tra passato, presente e futuro, che necessitano di una nuova definizione, si parla del paradosso dei gemelli, dei viaggi nel tempo e di quelli interstellari, delle prove sperimentali della dilatazione del tempo con gli orologi di Hafele e Keating, in un crescendo fino alla formula più famosa della fisica.
Il racconto è così ben fatto che sembra di trovarsi in treno con la famigliola: le interazioni tra i fratellini sono credibili e vivaci e la grande esperienza di Federico Benuzzi gli ha permesso di fare proprio un linguaggio semplice, e di prevedere, come ha fatto nei due testi precedenti, quelle che potrebbero essere le domande dei “figli”. Qui e là fanno capolino alcuni discorsi motivazionali, gli stessi che un insegnante riserva ai propri alunni, gli stessi che ogni genitore non risparmia ai propri figli, cogliendo ogni occasione per trasmettere i valori che ritiene importanti. Tra box che accompagnano il racconto, glossari, suggerimenti di letture ed esperimenti, il libro consente approfondimenti anche ai più grandi, mentre rende piacevole la lettura per i più piccoli con le simpatiche illustrazioni di Emanuela Carbonara e Gaia Aloisio.
Amo molto leggere libri pensati per i ragazzi, soprattutto se trattano di argomenti complessi, perché questo mi permette di far mia la semplicità delle spiegazioni, accedendo ad esempi alla portata di tutti e, al tempo stesso, a una modalità di interazione, che posso sfruttare anche in classe. Pare che lo stesso Einstein abbia detto che “Se non lo sai spiegare in modo semplice, non l’hai capito abbastanza bene” e l’ambizione di Benuzzi, alla luce di questa citazione, aveva una motivazione profonda. Certo è che, a libro finito, non possiamo che riconoscere l’abilità dell’autore nel farvi fronte. Il libro, prestandosi a diversi livelli di lettura, è davvero per tutti!
«Archimede, una vita geniale» è stato pubblicato a novembre 2017 da VerbaVolant edizioni, nella collana Segna Storia, dove troviamo «romanzi brevi per ragazzi con tanta voglia di scoprire il mondo». L’autrice, Giuseppina Norcia, è grecista e divulgatrice culturale, insegna drammaturgia presso l’Accademia d’Arte del Dramma Antico e cura laboratori per ragazzi. Il racconto è arricchito dalle illustrazioni di Giulia Cregut.
La vita di Archimede si intreccia con quella di Giacomo, il protagonista undicenne, che nell’estate tra la quinta elementare e la prima media si ritrova sulla scogliera nei pressi della città: «in quel posto baciato dagli dei non ci andava quasi nessuno, per quelle schiere di palazzi grigi che si allineavano poco lontano, simili a un muro, tra strade senza alberi e senza negozi.» Giacomo è solo: gli amici sono tutti in vacanza e lui è rimasto in città per le esigenze lavorative dei genitori, ma sulla scogliera c’è una statua «di pietra bianca, un uomo a grandezza naturale, con i capelli che parevano mossi dal vento e una barba che metteva un po’ di soggezione», che comincia a parlargli: «Scelgo sempre un bambino speciale per questa missione». È Archimede che, come un nonno affettuoso, comincia a raccontare a Giacomo com’era la città di Siracusa ai suoi tempi, gli parla delle richieste di Ierone, il re di Siracusa, che un bel giorno volle realizzare una nave imponente, la Syracosia, per donarla a Tolomeo d’Egitto e ad Archimede venne affidato il compito di trascinarla in mare dalla terra ferma e di farla galleggiare. Non può non parlare, poi, di Alessandria e della sua biblioteca, «una città fatta di libri e di persone che parlano della vita e dei suoi misteri». Archimede non può dimenticare Eratostene e tutti gli amici con i quali si teneva in contatto epistolare, condividendo con loro le sue opere, le sue domande difficili, i suoi scherzi.
L’estate è finita ed è cominciata la prima media, ma Giacomo è sereno, perché dall’incontro con Archimede, la matematica e la geometria «erano divenute per lui una sfida, quasi una gara sportiva da vincere ogni volta». Il furto della sua bicicletta è l’occasione, per Archimede, di parlargli dell’orafo disonesto, della corona realizzata per Ierone e di come lui stesso avesse smascherato l’imbroglio, mentre l’icosaedro troncato che si usa per le partite di calcio (quella che erroneamente si indica come una sfera, insomma: la palla!) porta il grande scienziato a parlare di pi greco.
Al termine della festa di Halloween, Giacomo incontra ancora Archimede: la notte stellata incombe su di loro e offre l’occasione di parlare del planetario realizzato dallo scienziato, delle antiche ipotesi sul moto dei pianeti, della posizione della Terra nel sistema solare, fino ad arrivare ad Aristotele e al principio di autorità. Mentre Natale si avvicina, Giacomo e il suo migliore amico Roberto litigano tanto da non rivolgersi più la parola e Archimede non può che pensare a un altro litigio, quello che ha portato alla guerra contro Roma: «Forse i più ricordano le mie macchine da guerra, eppure sono le mie scoperte legate alla pace a muoversi ogni giorno nel mondo, anche quando non ve ne accorgete.» Con le parole giuste, Archimede riesce a spingere Giacomo a ricucire la sua amicizia con Roberto e dopo l’ultimo racconto del grande scienziato, Giacomo e suo papà depongono ai piedi della statua una lapide perché tutti possano conoscere la grandezza dell’uomo raffigurato.
Il percorso si snoda con grande semplicità attraverso tutte le scoperte di Archimede (non ne viene dimenticata nessuna). Il libretto è pensato per un lettore che abbia più di 8 anni, e nelle ultime pagine troviamo degli approfondimenti per i più grandi: ci sono la descrizione delle leve, della spinta di Archimede, il funzionamento della coclea, la definizione del peso specifico, il pi greco con la geometria, il planetario, le macchine da guerra e lo Stomachion, completati da un piccolo glossario delle parole più difficili.
Un racconto davvero piacevole, accompagnato da simpatiche illustrazioni, ma l’immagine più bella resta quella di un Archimede amico di Giacomo, cioè a noi contemporaneo e, quindi, immortale.
«Dirigendosi verso l’isola di Ortigia si può trovare tra i due ponti che collegano la città e il suo centro storico una imponente statua dedicata proprio al celebre scienziato siracusano. Archimede è rappresentato in piedi, intento ad osservare il mare con in mano uno specchio, il quale simboleggia l’impresa degli specchi ustori, quando Archimede bruciò le navi nemiche che si addentravano a Siracusa.» https://bbnostos.it/itinerari/archimede/
«Matematica in pausa caffè» è stato pubblicato dalla Codice Edizioni nel 2014 (comparso in una nuova edizione nel 2020) ed è il terzo libro di Maurizio Codogno, che si definisce, dalle pagine del Post, un «matematto divagatore». Maurizio ha scritto numerosi libri, «per raccontare le cose che a scuola non vi vogliono dire, perché altrimenti potreste apprezzare la matematica»: «Matematica in relax» (2011), «Matematica e infinito» (2013), «Fantamatematica» (2014), «Alfabeto matematico» (2015), «Matematica in pausa pranzo» (2016), «Scimmie digitali» (con Paolo Artuso nel 2018), «Numeralia» (2019), «Chiamatemi pi greco» (2022). Gli interessi di Maurizio Codogno sono molti e variegati, considerando che bazzica la rete dal 1984, è laureato in matematica alla Scuola Normale Superiore di Pisa e in informatica, è portavoce di Wikimedia Italia, lavora alla Telecom, e gestisce il blog xmau.com, dove si definisce un «tipo semplice», come si può intuire dalla grafica del sito, principalmente testuale.
«Matematica in pausa caffè» offre una serie di spunti che possono essere usati per chiacchierare di temi matematici curiosi, nel tempo necessario per bere una tazza di caffè, visto che ogni argomento è trattato in tre pagine (in media). Gli ambiti trattati sono cinque e per ogni ambito ci sono sette pause caffè. L’obiettivo dell’autore è quello di stuzzicare la curiosità del lettore, facendolo divertire e portandolo a comprendere in modo intuitivo le idee portanti, aiutandolo a «farsi un’idea della struttura logico-matematica di quello che ci circonda». D’altra parte, senza la matematica saremmo facili vittime delle bufale, come dimostra l’analfabetismo numerico dilagante. Gli argomenti sono trattati in modo da essere comprensibili anche ai non matematici, e mostrano come si possano «comprendere le idee matematiche anche senza mettersi a fare chissà quali calcoli».
Il primo ambito esplorato è quello dell’aritmetica, con la spiegazione del prodotto tra i numeri negativi, la differenza tra media, moda e mediana, la prova del nove che rimanda all’aritmetica modulare, la classificazione dei numeri – tra i quali individuiamo quelli «di dubbia fama», come gli irrazionali e i surreali – il paradosso di Zenone che ci porta alla distanza di Planck, i logaritmi e la crescita esponenziale.
Il secondo ambito riguarda i paradossi, la probabilità e le previsioni: Codogno parla della probabilità bayesiana partendo da un semplice esempio, ci racconta il paradosso delle due buste, il gioco di Penney legato al lancio di una moneta, il paradosso di Simpson e la legge di Benford, propone un problema di Fermi attuale domandandosi quanto peserebbe la stampa di tutta Wikipedia in lingua italiana e affronta la matematica delle coalizioni, citando il Nobel per l’economia Kenneth Arrow e ragionando sui modelli matematici, che, in quanto modelli, «considerano solo alcuni aspetti della realtà» e sono certamente «utili per avere un’idea, ma non necessariamente attinenti alla realtà».
Il terzo ambito è quello dei giochi, intesi come giochi d’azzardo ma non solo, con la probabilità che aiuta il ragionamento e risolve apparenti paradossi. Mentre Codogno ci ricorda che il banco vince sempre, ci suggerisce come “vincere” alla roulette (appunto: ma vincere quanto?) e dispensa consigli preziosi: «Non lasciatevi prendere dal panico di fronte a un problema, e iniziate a cercare una scorciatoia per giungere alla soluzione!». Ritroviamo la matematica anche nel tennis, dove a volte vince il peggiore, giochiamo con le carte e con i dadi, e scopriamo le dismutazioni che ci offrono un calcolo che assomiglia solo graficamente al fattoriale. In tutto questo, «la matematica è un utile ausilio, ma il mondo reale non è sempre così matematico… checché ne dicesse Galileo.»
Eppure la quarta parte, Andando in giro, sembra dirci che la matematica si nasconde ovunque: quella che viviamo è una realtà pervasa di contraddizioni, perché scopriamo che un tratto di tangenziale in più potrebbe peggiorare il traffico, che è sempre la corsia del supermercato che non scegliamo quella che ci avrebbe portato più velocemente alle casse, che i nostri amici hanno più amici di noi, che gli ascensori vanno sempre in senso inverso rispetto a quello che servirebbe a noi, che gli autobus hanno sempre lunghi tempi d’attesa e forse sarebbe meglio perderli, che il traffico si comporta come un’onda e che la «marcia dell’ubriaco» potrebbe portarci alla legge dei grandi numeri e nasconde in sé un pizzico di pi greco.
L’ultimo ambito di indagine non poteva che essere quello informatico: Codogno ci racconta il metodo di John Horton Conway che dal «giorno del giudizio» ci porta al calendario, ci insegna che per piegare un A4 in tre parti sono utili i triangoli simili, ci invita a diffidare dei file troppo compressi, ci dimostra che una crittografia perfettamente sicura è praticamente inutilizzabile, confronta i CD e i vinili, ci parla della nuova vita della steganografia, mettendoci in guardia dai gattini che frequentano la rete, e non può che concludere il cammino con i Big Data.
Il percorso che ci viene offerto da Maurizio Codogno mostra la sua originalità anche nel capitoletto finale, la bibliografia/sitografia che ci offre spunti «per saperne di più»: gli approfondimenti sono linkati attraverso un link TinyUrl, uno dei tool storici per i blogger, che ci dà un’idea dell’esperienza dell’autore (un po’ come coloro che usano l’acronimo LOL al posto della più nota emoji).
«Matematica in pausa caffè» ci offre una passeggiata attraverso vari ambiti della matematica, non sempre così noti: è un po’ come se la realtà si aprisse davanti a noi come la pagina di un sito e Maurizio Codogno ci offrisse un accesso al linguaggio di programmazione nascosto, permettendoci di apprezzare ancora di più la realtà che ci circonda. Il libro è davvero alla portata di tutti: si può leggere nell’ordine proposto dall’autore, per cogliere meglio i rimandi tra i singoli capitoli, oppure si può scegliere anche un ordine personale, visto che ogni capitolo è indipendente dagli altri.
Il libro è un vero regalo per gli insegnanti di matematica, che condividono la volontà dell’autore di far apprezzare la matematica ai propri alunni (e di alleggerire un po’ il percorso scolastico, a volte tedioso, scandito da equazioni e disequazioni).
«Tau topologo, la fiaba che racconta la matematica superiore ai bambini» è stato pubblicato nel 1985 dalla casa editrice La città del sole e purtroppo non è più in commercio, anche se è ancora disponibile online. L’autore è Franco Ghione, che è stato professore ordinario di geometria presso il Dipartimento di matematica dell’Università di Roma Tor Vergata e che è tuttora attivo nell’ambito della divulgazione, visto che ha coordinato il progetto Fibonacci, il lavoro collettivo che ha reso accessibile il Liber Abaci.
Nel libro compaiono anche sedici pitture di Mario Schifano, realizzate per illustrare la fiaba: il pittore e regista, scomparso nel 1998, è stato un punto di riferimento della Pop Art italiana ed europea e, per usare le parole dell’autore, «è riuscito a dare un’immagine concreta a questa idea».
Nell’introduzione, Franco Ghione ci informa che il libro è stato scritto per la figlia Valentina, quando aveva cinque anni ed è anche il racconto di alcuni incontri di matematica “astratta” per bambini, realizzati nel 1983. Il secondo capitolo del libro è stato scritto da Cecilia, figlia minore dell’autore, ed è quello che, nella finzione letteraria, dovrebbe essere stato scritto da Tau quando era piccolo, tanto che ha una grafia da scuola elementare.
Il libro ha inizio con la storia del signor Tau, che è interessato alle proprietà più semplici delle figure nello spazio, perché non ha «nessuna simpatia per gli angoli, le linee spezzate che con tutta tranquillità preferisce immaginare lisce». Per indagare le proprietà, utilizza rudimentali telai di legno, rendendosi conto che la linea retta diventa equivalente a una linea curva, mentre studia le nuvole e parla con una rondine. Si parla di figure connesse, di linee aperte e chiuse, fino ad arrivare al teorema di Jordan. Il secondo capitolo è quello più formale, con gli enunciati e le dimostrazioni di cinque teoremi, preceduti dalle indicazioni per realizzare praticamente la trasformazione continua delle figure, attraverso un foglio di gomma.
Negli ultimi due capitoli, ritroviamo un signor Tau, adulto, che fa giocare i bambini con la matematica: si comincia con il gioco dell’isola, durante il quale si introducono i concetti di omeomorfismo e di trasversalità, fino ad arrivare alla rappresentazione della curva di Peano. Nell’ultimo capitolo, si parla di tori e conigli, con l’enunciato del teorema di Jordan, mentre i bambini provano a verificare anche tridimensionalmente le proprietà indagate nel piano.
Il libro si è rivelato un ottimo testo per apprendere con leggerezza concetti matematici poco noti: consente un approccio pratico, visto che fornisce indicazioni utili per tutti coloro che avessero voglia di esplorare una matematica un po’ fuori dagli schemi.
«Tau ridacchiava contento, così convinto com’era che la matematica, la creazione matematica, trovava alimento soprattutto nel dubbio, nella critica.»
«Le 7 misure del mondo» è stato pubblicato dalla casa editrice Laterza a fine 2021 ed è stato scritto da Piero Martin, professore ordinario di fisica sperimentale all’Università di Padova, specializzato nel settore della fusione termonucleare e Chief Physicist di DTT, l’esperimento di fusione italiano. Con quest’opera ha vinto il premio Fiuggistoria Scienza per il 2022 ed è stato finalista sia per il Premio letterario Galileo per la divulgazione scientifica sia per il Premio Nazionale di divulgazione scientifica Giancarlo Dosi, che ha vinto nell’edizione 2018 con il libro scritto con Alessandra Viola «Trash. Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti».
Con «Le 7 misure del mondo», Piero Martin ci racconta le sette unità di misura fondamentali del Sistema Internazionale, dedicando un capitolo ad ogni misura. Ogni capitolo è diviso in paragrafi, all’inizio dei quali un’illustrazione ci aiuta a focalizzare l’argomento trattato: il racconto si snoda tra il percorso storico della misura e la sua definizione. Questo rende necessario un passaggio attraverso gli ambiti principali della fisica, dato che le unità di misura sono definite attraverso le costanti della fisica, quindi si parla profusamente di elettromagnetismo, relatività e fisica quantistica. Non è, quindi, solo una storia delle unità di misura, ma una storia della fisica.
La narrazione è caratterizzata da numerosi aneddoti e in ogni capitolo l’autore sembra partire da lontano: l’introduzione comincia nell’Indra Musikclub di Amburgo, il primo capitolo, dedicato al metro, esordisce con la lotta di Einstein al razzismo, il secondo capitolo inizia dalla «mitica palla di vetro» nella quale cade la neve… Oltre a mostrarci come ogni aspetto della realtà possa diventare un’occasione per parlare di fisica, gli aneddoti permettono a Piero Martin di scatenare il suo senso dell’umorismo che, con le numerose battute, alleggerisce la narrazione e aiuta a destreggiarsi più agevolmente tra le pagine.
Punto di forza del racconto sono gli esempi, che chiariscono senza banalizzare, tanto da rendere accessibili a tutti anche i concetti più complessi: Piero Martin, con grande maestria e chiarezza, ci guida nel percorso, mostrandoci anche le equazioni, se necessario. In questa storia della fisica incontriamo, inevitabilmente, i grandi scienziati: accanto ad Einstein, Fermi e Planck, ritroviamo Maxwell, Faraday, Schrödinger, l’immancabile Galileo Galilei che è quasi onnipresente, Newton, Ampère, Boltzmann, Volta…
Ogni aspetto della narrazione ci mostra «la straordinaria eleganza della fisica» e le «meraviglie scientifiche» che la caratterizzano, sottolineando quanto sia importante conoscere: la necessità della conoscenza è ribadita soprattutto nelle battute finali quando l’autore parla sempre di più della scienza come di un mezzo per salvare l’ambiente, visto che può portarci ad un futuro migliore ed aiutarci a compiere scelte responsabili.
Nelle sue conclusioni, Piero Martin sottolinea come il Sistema Internazionale sia uno «strumento potente e universale per comprendere la natura, il mondo e noi stessi», ma al tempo stesso evidenzia il limite di questo strumento. La sua utilità dipende soprattutto dalla maestria di chi effettua le misure, ma non ci può comunque dare tutte le risposte: «le misure sono un mezzo prezioso dietro al quale ci deve essere […] l’umanità che le interpreta con la scienza e il suo metodo». Più avanti ribadisce che «la scienza non è un distributore automatico di certezze», quindi per quanto il nostro mondo dipenda dalle misure che vengono effettuate ogni giorno, di fatto esse rappresentano il linguaggio della fisica e sta a noi riuscire a interpretarle in maniera adeguata.
Consiglierei la lettura di questo libro in una quinta delle scuole superiori, per ritornare a quello che è stato l’inizio del percorso con la fisica, con le unità di misura fondamentali: lo proporrei per consentire agli studenti di rendersi conto della difficoltà concettuale di ciò che era sembrato semplice all’inizio, e per chiudere il cerchio. Come insegnante, ne farò largo uso nel momento in cui si parla delle unità di misura, scegliendo gli aneddoti alla portata degli studenti e, al tempo stesso, mostrando le parti più entusiasmanti, per costruire la passione per la fisica fin dall’inizio, sfruttando l’entusiasmo dell’autore che si coglie tra le righe.
«Galileo era un figo» è stato pubblicato dalla Casa Editrice Piemme, nella collana Il Battello a vapore, che da trent’anni propone libri di narrativa a un pubblico di lettori dai 3 ai 13 anni. L’autrice è Annalisa Strada: docente di lettere della scuola secondaria di primo grado, ha pubblicato oltre ottanta titoli per ragazzi, vincendo numerosi premi, come il Premio Andersen nel 2014 e il Premio Cento nel 2017.
La serie dei “fighi” ha visto la luce nel 2020, con gli scrittori Manzoni, Leopardi, Dante e Omero. Con questa seconda serie, dove troviamo, oltre a Galileo Galilei, Leonardo da Vinci, Giulio Cesare e Garibaldi, Annalisa Strada allarga gli orizzonti, scegliendo personaggi al di fuori dell’ambito letterario. L’autrice si era già occupata di Galileo Galilei nel 2015, rivolgendosi ai bambini della primaria, con Galileo Galilei esploratore del cielo, per la serie Grandissimi delle Edizioni EL.
In «Galileo era un figo», non viene raccontata solo la vita di Galilei, ma anche le sue scoperte scientifiche, citando i suoi scritti, fino ad arrivare all’abiura, proposta integralmente in appendice. Arricchita dalle illustrazioni di Tommaso Ronda, la narrazione si sviluppa con scioltezza e semplicità, intervallata da piccoli box di approfondimento, delimitati da linee verticali dalle quali fa capolino Galileo Galilei, come se volesse aiutare il lettore a superare questi piccoli ostacoli, fatti di cose che, quando si frequenta la scuola media, difficilmente si conoscono. Il racconto è piacevole e non solo per i ragazzi delle medie: i libri per ragazzi possono diventare un’opportunità anche per gli adulti, dato che «il sapere è una marcia in più per affrontare le salite (ma anche le discese e le pianure) della vita».
Annalisa Strada ha arricchito la sua prosa con alcuni giovanilismi – come mostrato dall’acronimo “aka” che sta per “also known as”, ovvero “conosciuto anche come…” – e questi piccoli indizi ci mostrano il suo sforzo di usare il linguaggio dei ragazzi. Considerata la sua professione di docente, non dovrebbe essere stato troppo difficile per lei e il fatto che questi termini si inseriscano con naturalezza nel racconto ne è una dimostrazione.
«Bomba atomica» è stato pubblicato nel 2020 da Rizzoli e l’autore è Roberto Mercadini, di formazione ingegnere elettronico, attualmente attore monologhista e youtuber. Nel 2018 ha scritto «Storia perfetta dell’errore» e il suo ultimo lavoro è «L’ingegno e le tenebre», pubblicato ad aprile 2022, entrambi per Rizzoli. «Bomba atomica» è stato vincitore, a dicembre 2021, del torneo letterario di Robinson, l’inserto culturale del quotidiano La Repubblica. Il libro è nato da un monologo teatrale del 2017, realizzato in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Robert Oppenheimer e commissionato da Franco Pollini, direttore artistico del Teatro Bonci di Cesena: «Da allora questa storia mi si è conficcata nel cranio e ho promesso a me stesso che avrei approfondito la vicenda nella sua interezza, raccontandola in un libro.»
In apertura Mercadini definisce la bomba atomica una «cattedrale eretta da un uragano», come mostrato dalla «traiettoria assurda» descritta nel corso della narrazione, costituita da «cambi di direzione, rovesciamenti della sorte, sforzi che finiscono per produrre un effetto opposto a quello desiderato, fatti paradossali che si collegano perfettamente, errori che si inanellano in modo impeccabile, casualità che si sistemano in rigorosissimo ordine».
Il protagonista assoluto del racconto è Enrico Fermi che, da eterno secondo, dopo la morte del fratello Giulio resterà primo per tutta la vita. Secondo protagonista è Adolf Hitler, «una goccia che evapora e svanisce», e a lui si contrappone Ludwig Wittgenstein, filosofo della parola, perché «questa storia parla del dire e del tacere», a partire da Fermi, che aveva l’abilità di far capire anche gli argomenti più difficili, e dal Mein Kampf di Hitler, fino ad arrivare ai discorsi di Truman e dell’imperatore Hirohito, dove si coglie appieno la difficoltà di comunicare, aspetto evidenziato più volte con equivoci e ambiguità. Ultimo personaggio del racconto è Harry Truman, «il signor Chiunque», colui che ha dato l’ordine di lanciare la bomba.
Il libro è diviso in quattro parti: Alba, Mezzogiorno, Eclisse e Luna Nuova. Con l’Alba, vediamo la nascita dei quattro protagonisti: nel caso di Hitler, Wittgenstein e Truman, è raccontato il loro ruolo durante la Prima guerra mondiale, mentre per Fermi vengono descritti gli esordi della carriera, con la laurea alla Normale. La seconda parte, Mezzogiorno, si concentra sul progresso della fisica: i protagonisti sono Bohr, Heisenberg, Majorana, Lise Meitner, mentre a Fermi viene conferito il premio Nobel e parte per l’America, e Hitler conclude la sua ascesa alla guida della Germania. La chiusura della seconda parte, con la spiegazione della scissione dell’atomo, prepara il campo per la terza parte, l’Eclisse, che comincia dalla genesi del Progetto Manhattan e arriva all’esperimento Trinity. L’ultima parte, Luna Nuova, ha come protagonisti due personaggi che potremmo definire “secondari”, perché non sono quelli che hanno contribuito a plasmare la Storia: sono Terufumi Sasaki e Toshiko Sasaki, coinvolti nell’esplosione di Hiroshima: «forse il mondo è nelle mani di persone come queste; più luminose di ogni deflagrazione, più ardenti del fuoco, più audaci degli dèi».
Questo libro può essere definito storico, perché racconta la costruzione della bomba atomica fin dai suoi esordi; è biografico, perché descrive le vite di Fermi, Truman, Wittgenstein e Hitler; è scientifico, perché, grazie alla preparazione di Mercadini, tutto è spiegato con chiarezza e competenza; è un romanzo, ma può essere letto come un’opera teatrale, perché ha la forza del monologo, con l’autore che riesce a mantenere sempre desta l’attenzione del lettore.
Il racconto merita di essere letto: ha una grande valenza didattica, sia per gli insegnanti di fisica, che possono mostrare ai propri alunni gli eventi da un punto di vista storico, sia per gli insegnanti di storia, che possono approfondire la parte scientifica della vicenda, sia per i ragazzi stessi, visto che si legge rapidamente ed è ricchissimo di aneddoti, non sempre riportati sui libri di storia.
«Matematici a fumetti» è stato pubblicato a ottobre 2021 dalla Casa Editrice Dedalo. È stato illustrato da Andrea De Carli, docente di educazione visiva presso le scuole medie in Svizzera e alla sua prima esperienza con i fumetti, e scritto da Silvia Sbaragli, professoressa di matematica, responsabile del centro competenze didattica della matematica del Dipartimento di formazione e apprendimento di Locarno in Svizzera e autrice, insieme a Bruno D’Amore, della quadrilogia «La matematica e la sua storia», sempre per Dedalo.
Questo simpatico fumetto ha per protagonisti Ellie e suo zio Angelo. Quest’ultimo, vedendo la nipote litigare con i compiti di matematica, decide di proporle l’utilizzo di un paio di occhiali matematici virtuali, in modo che possa cambiare idea. Il percorso è costituito da venti storie dedicate ad altrettanti matematici: per ognuno di essi è stato scelto l’aneddoto che meglio lo identifica e caratterizza, in modo da poter essere contenuto in due tavole. Al termine, c’è una pergamena, nella quale sono riportate curiosità, ulteriori spiegazioni o sfide per il lettore in forma di giochi e quesiti. In apertura, troviamo una linea del tempo, nella quale vengono aggiunti i singoli matematici man mano si procede nella narrazione.
Il percorso comincia con la geometria, con l’applicazione dei problemi di massimo e minimo, ovvero con la famosa fondazione della città di Cartagine realizzata grazie all’astuzia di Didone nel IX sec. a.C.; Talete, invece, riesce a ideare il teorema che da lui prende il nome, misurando l’altezza della piramide di Cheope nel VII sec. a.C.; Pitagora ci descrive un mondo basato sui numeri, come dimostrato dalla sua musica; Socrate con la maieutica aiuta Ellie a trovare un quadrato di area doppia di quello dato, come è avvenuto nel dialogo del “Menone” scritto da Platone, mentre il suo contemporaneo Ippocrate tenta di risolvere la quadratura del cerchio attraverso le lunule. Platone illustra i suoi poliedri regolari ed Euclide, che rischia di mandare in crash gli occhiali virtuali di zio Angelo per colpa degli onnipresenti Elementi, ci mostra le costruzioni con riga e compasso. Non possono poi mancare Archimede, che Ellie incontra mentre corre nudo per le strade di Siracusa urlando “Eureka”, un modo per mettere in evidenza i suoi metodi creativi, e Ipazia, seconda donna di questo percorso, che ipotizza le orbite ellittiche per i pianeti e ci parla delle coniche. Al-Khwārizmī sposta l’attenzione verso l’algebra, quando nel IX secolo gli studi matematici vengono portati avanti grazie agli Arabi. Trait d’union tra il mondo arabo e l’Europa è Fibonacci, che con il suo Liber Abaci propone il sistema numerico indo-arabico e che è ricordato per la sua celebre successione. Il dodicesimo matematico è Luca Pacioli, che ritroviamo in compagnia di Leonardo da Vinci mentre studiano la sezione aurea, e si procede poi con Galileo Galilei, che nel XVI secolo parla di un universo scritto in caratteri matematici. Eulero è il primo principe dei matematici che incontriamo in questo percorso: suscita l’invidia di Ellie grazie alla sua abilità nel gestire più cose contemporaneamente (cosa non farebbe Ellie! E senza dover rinunciare a Minecraft!) e, visto il grande numero di lavori portati a termine, sembra difficile anche per gli autori compiere una scelta, e così ritroviamo la topologia dei ponti di Königsberg, la relazione di Eulero e i diagrammi per gli insiemi. Incontriamo il secondo principe dei matematici quando aveva nove anni: Carl Friedrich Gauss riesce a sommare i numeri naturali da 1 a 100, stupendo il suo insegnante, ma non mancano i riferimenti al poligono di 17 lati costruito a diciannove anni, e altri importanti risultati come la curva gaussiana. Il percorso procede con Möbius e con il suo nastro, che apre la via al cortocircuito mentale dato dagli infiniti di Georg Cantor, presentati graficamente in modo particolarmente efficace. La partita a scacchi tra Ellie e lo zio li guida da John von Neumann che insieme a Oscar Morgenstern sta aprendo la strada alla teoria dei giochi, mentre Alan Turing ci guida nel mondo della crittografia e della Seconda guerra mondiale, quando è riuscito a sconfiggere la macchina Enigma. Il percorso aperto da una donna, Didone, si chiude con un’altra celebre donna, Maryam Mirzakhani, che ha cominciato la sua carriera vincendo due volte le Olimpiadi della matematica e arrivando fino alla Medaglia Fields, prima donna a ricevere l’ambito premio. Dopo aver superato le proprie difficoltà con la matematica, grazie all’incontro con questi importanti matematici, Ellie ha davanti a sé un futuro brillante. Al termine, vengono regalati al lettore alcuni suggerimenti su come realizzare dei fumetti e viene fornito un piccolo vocabolario al riguardo.
Questo fumetto ci permette di conoscere le caratteristiche principali dei matematici scelti e stuzzica la nostra curiosità attraverso gli aneddoti presentati. Forse all’inizio possiamo condividere lo sconcerto di Ellie quando intuisce la passione che li anima, ritenendo impossibile appassionarsi a una disciplina da lei considerata noiosa, oppure ci stupiremo di come anche un problema senza soluzione possa aprire la strada a grandi scoperte e non potremo che guardare con meraviglia i metodi creativi di Archimede. Il percorso scelto guida il lettore dalle origini della matematica, fino alle applicazioni moderne, come la teoria dei giochi, rendendolo consapevole che la matematica si nasconde ovunque.
La lettura di questo libro può essere un’occasione di svago per gli adulti, e un modo per i ragazzi per incontrare venti personaggi che hanno fatto la storia della matematica. Silvia Sbaragli ha scelto sapientemente sia la rosa di matematici da proporre sia l’aneddoto con cui caratterizzarli, appassionando, coinvolgendo e regalando al lettore un’immagine della matematica a tutto tondo.
«Il professor Z e il segreto del triangolo» è stato pubblicato nel 2022 da Edizioni Dedalo e l’autore è Tommaso Castellani, insegnante in una scuola media di Roma, dedito alla comunicazione della scienza e editor della rivista «Sapere».
Questo romanzo è il terzo di una trilogia dedicata ai ragazzi delle medie, cominciata nel 2017 con Il professor Z e l’infinito e proseguita nel 2020 con I misteri dell’ipercubo. I protagonisti sono ancora Giulio e Ivano, che ora frequentano la terza media e, all’inizio dell’anno scolastico, scelgono di partecipare ai laboratori pomeridiani di approfondimento promossi dalla loro scuola e tenuti dal solito professor Z. Decidono di partecipare anche a un concorso di fumetti a squadre, che si concluderà ai primi di novembre. In queste loro avventure, sono accompagnati da Marcolino della 3^E, Arianna e Crystal Ball. Il professor Z guida i ragazzi alla scoperta delle geometrie non euclidee, con il suo solito stile: «Era tutto molto diverso dalla matematica come si faceva la mattina, ma aveva qualcosa di affascinante». Ad accompagnare questo percorso, non può mancare un giallo da risolvere: sembra che all’interno del gruppo ci sia una spia, che informa la squadra avversaria delle idee alla base del fumetto, ma sembra anche che il professor Z sia coinvolto in qualcosa…
Per la terza media di Giulio e Ivano, abbiamo un’indicazione molto chiara del periodo in cui ci troviamo, visto che l’ultimo capitolo si apre con la caduta del muro di Berlino, avvenuta nel novembre del 1989: è l’apice del tema del cambiamento, protagonista di tante riflessioni del nostro tredicenne, che, come tutti gli adolescenti, a tratti fatica a riconoscersi.
Il racconto è accompagnato dalla matematica, che cambia il modo di leggere la realtà di Giulio e Ivano: durante il suo laboratorio, il professor Z ha modo di parlare anche del linguaggio della logica, dei postulati e dei teoremi, facendo capire ai ragazzi qual è il modo corretto di ragionare. Sarà proprio la logica che guiderà i ragazzi nelle loro deduzioni per la soluzione del giallo.
Giulio, protagonista indiscusso e narratore, si misura con i limiti delle regole che gli vengono imposte: proprio nel suo confronto con Armando, con il quale sembra costruire una nuova amicizia, si troverà a interrogarsi su quale possa essere il senso di rispettare le regole. Queste regole richiamano quelle costruite con i postulati, che sembrano racchiudere al loro interno la geometria euclidea, e le regole degli scacchi, la grande passione di Ivano. Armando, che si comporta a volte come un amico bisognoso di attenzioni e altre come un piccolo tentatore, si domanda a più riprese quale sia l’utilità dello studio, ma il discorso viene sollevato anche durante il corso pomeridiano e il professor Z non perde occasione per spiegare che «talvolta idee inutili nella pratica, ma interessanti dal punto di vista matematico, si rivelano utili a secoli di distanza».
Tommaso Castellani non ha paura di parlare di argomenti elevati: nella narrazione trovano spazio il programma di Hilbert e i teoremi di incompletezza di Gödel, e le geometrie non euclidee vengono raccontate con un linguaggio semplice e chiaro e con l’aiuto di alcune illustrazioni.
Altro tema importante del libro, protagonista anche del primo capitolo della trilogia, è la comprensione della matematica: anche sulla copertina del libro, è riportato un dialogo tra il professor Z e i suoi alunni, professore che ha la stessa voce dell’autore quando ci dice che non bisogna essere ossessionati dalla necessità di capire: «Se le cose si capissero così, non servirebbero i professori, né tantomeno la scuola.» Se capire non è così importante, è Giulio stesso a imparare che bisogna avere impazienza e vivere la gradualità del processo di apprendimento, capendo un poco di più ogni giorno, grazie anche all’intervento del professor Z che si preoccupa di riprendere l’argomento più volte, inserendo ulteriori difficoltà ad ogni passo. È un percorso difficile ma affascinante quello che ci viene descritto dall’autore, e così arricchente che sono curiosa di vedere come saranno i primi mesi di Giulio al liceo. Perché ci sarà un quarto capitolo, vero?
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