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Martedì, 19 Luglio 2016 15:33

Il mio bambino speciale

Jacob Barnett, classe 1998, ha dato indizi precoci delle sue doti fin da piccolo, ma a quattordici mesi alcuni segnali mettono in allarme Kristine, la madre. È così che Jacob comincia ad essere seguito da First Steps, il programma pubblico di primo intervento per bambini sotto i tre anni con un ritardo nello sviluppo. Quando comincia a presentarsi la regressione graduale del linguaggio, la diagnosi è ufficiale: Jacob ha una forma di autismo grave. Il suo quoziente intellettivo di 189 passa in secondo piano, di fronte ad una diagnosi simile.

Con la frequenza di una scuola per lo sviluppo delle abilità speciali, sembra confermato che da Jake non ci si potrà aspettare molto. Dopo questa sentenza e a seguito di alcuni nuovi comportamenti allarmanti, Kristine decide, contro il parere di tutti e anche del marito Michael, di ritirare Jacob dalla scuola e di prepararlo per la scuola pubblica tradizionale. «Invece di spingerlo senza sosta in una direzione in cui non voleva andare, martellandolo a ripetizione per migliorare le sue abilità di base, gli permettevo di passare buona parte della giornata a fare le cose che gli piacevano.» Ecco perché Kristine lo porta all’Holcomb Observatory, il planetario del campus della Butler University: durante queste visite, la madre scopre che Jake sa già fare le addizioni, sa leggere e ha una memoria prodigiosa.

Nel 2003 Jacob viene finalmente ammesso all’asilo tradizionale e comincia poi il suo percorso alle elementari. In terza elementare, incontra ancora una regressione e Kristine decide di alimentare la sua curiosità e la sua sete di imparare. In un crescendo emozionante, a undici anni Jacob si ritrova iscritto all’Indiana University e alle prese con una teoria che rientra nel campo della relatività.

Potersi finalmente dedicare alla sua passione ha permesso a Jacob di far emergere la sua personalità, basti pensare alle sue amicizie con i compagni di università, al suo senso dell’umorismo, alla vastità e varietà dei suoi interessi. È il più giovane ricercatore al mondo ed è in continua crescita: la sua incredibile mente, la sua straordinaria memoria di lavoro, gli hanno consentito di superare le più rosee aspettative, «Ecco dove siamo arrivati: dalle insegnanti di sostegno, che credevano che Jacob non sarebbe mai riuscito a imparare a leggere, a un professore universitario di fisica che vede il suo potenziale illimitato. Questo è il tipo di tetto che voglio che gli insegnanti di mio figlio fissino per lui. Cosa ancora più importante, è il tetto che voglio che gli insegnanti e i genitori fissino per ogni bambino e che tutti noi fissiamo per noi stessi. […] Se si alimenta la scintilla innata di un bambino, quella indicherà sempre la strada verso vette molto più elevate di quanto ci si sarebbe mai potuti immaginare.»

 

Una famiglia davvero speciale quella di Jacob Barnett: Jacob con il suo autismo, Wesley, il fratellino, con una forma di distrofia che sembra minacciarne la sopravvivenza, la madre Katrine con una malattia autoimmune, la crisi economica del 2008… e, nonostante tutto questo, tanti progetti realizzati e tante iniziative portate avanti con coraggio: il programma Little Light per proporre un approccio diverso ai bambini con autismo e la costruzione di Jacob’s Place, il centro dove i bambini con problemi di autismo possono praticare sport e vivere in modo diverso la propria disabilità, per scoprire semplicemente le proprie reali passioni. L’approccio di Kristine è originale e dovuto sia alla sua educazione che alla sua voglia di “ritrovare” Jacob: «L’autismo è un ladro. Ti porta via tuo figlio. Ti porta via la speranza e ti deruba dei tuoi sogni.»

È la storia della forza di una madre e della genialità di un figlio, di come Kristine sia riuscita a far emergere le doti di Jacob e, insieme, abbiano raggiunto traguardi incredibili. Sentiremo parlare ancora di Jacob Barnett, perché pare che la sua teoria legata alla relatività stia creando un campo nuovo nella fisica e lo renda un probabile candidato per il premio Nobel.

 

«A volte stare con Jake è come guardare qualcuno camminare sull’acqua senza sapere che sta facendo qualcosa di eccezionale.»

Pubblicato in Libri

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