Rubamazzo aiuta nelle addizioni. Una sfida a briscola stimola la logica. E la matematica, sui banchi di scuola, si impara anche così: giocando a carte. Con una partita i calcoli mentali si fanno più velocemente. Una variante di rubamazzo può affinare le tecniche strategiche. Si sperimentano gli effetti di un errore. Nulla di grave, alla fine non ci sarà un’insufficienza sul registro, ma chi perde cercherà di non fare lo stesso sbaglio. E basterà una mossa azzeccata a far nascere alleanze fra compagni.

Classe I E, scuola media Verga di Vercelli. Quella che, nelle ore di laboratorio, gli allievi studiano si chiama matematica inclusiva. E il mondo dei numeri diventa interessante, quasi magico. A dirlo sono i bambini: «Impariamo ad utilizzare le proprietà, a fare veloci addizioni e sottrazioni pure così, con le carte». Fiori, picche, cuori e quadri. Fanti e re. Ogni carta, come in Alice nel Paese delle meraviglie, ha un suo ruolo.

Ginevra, 11 anni, è entusiasta. C’è da crederle: ha già vinto 4 partite. Ma non è solo quello: «La lezione è coinvolgente. Ci divertiamo moltissimo e allo stesso tempo impariamo a fare meglio le operazioni. Tutto nella mente. Poi possiamo mettere alla prova le nostre strategie. Scoprire se funzionano o meno». Ogni gruppo è formato da 4 alunni. In mezzo al banco ci sono le carte che gli studenti si portano da casa e lasciano nello zaino fino al pomeriggio, quando inizia la lezione-laboratorio. Per questa partita tolgono re e regine. Restano le carte numerate e i fanti. Fra i componenti delle squadre anche Rebecca, Carolina, Fedele e Gabriele. Tutti sono pronti per la sfida. Inizia la partita.

Lo sport mentale

L’idea è della professoressa Barbara Della Rossa, che ha pensato al gioco delle carte quasi come a uno «sport mentale». E spiega: «Volevo rendere le ore pomeridiane più leggere, ma nello stesso tempo stimolanti. La scelta non è stata fatta a caso. Giocando si rispettano le regole, si sta tutti insieme. Gli studenti imparano anche a vincere e a perdere. Diventano parte di un gruppo. E soprattutto niente noia, ma tanta voglia di fare». Alla fine arriveranno pure piccoli premi.

Il dirigente scolastico, Giancarlo Crivellari, approva: «Questi laboratori sono importanti. Le carte, utilizzate così, sviluppano la logica e le capacità di ciascuno. Gli allievi, intanto, valorizzano le loro abilità. Lo fanno divertendosi. Che cosa c’è di meglio?». Chi sbaglia a calare una carta, avrà la possibilità di rifarsi la volta successiva. E, c’è da scommetterci, non sbaglierà più. Per raggiungere un buon risultato fare i calcoli diventa un piacere. La bellezza della matematica è anche questa: trasformarsi in gioco e diventare attività creativa.

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